Gela. Per eludere i controlli della Finanza e dello Stato avrebbero costretto i dipendenti a firmare falsi contratti di assunzione. Un tentativo per truffare gli investigatori risultato inutile.
La procura ha chiesto il rinvio a giudizio dell’amministratore di una azienda agricola di Gela di contrada Mignechi, del responsabile commerciale e del direttore operativo di area di un’agenzia di lavoro interinale nazionale. L’accusa è di truffa ai danni dello Stato in concorso e falso in atti pubblici, per aver tentato di eludere gli accertamenti della Guardia di Finanza in materia di lavoro sommerso e sottrarsi, così, al pagamento delle sanzioni che erano state irrogate in occasione di un controllo effettuato presso l’azienda agricola. L’inchiesta è iniziata nel febbraio 2012. I finanzieri sorpresero 27 lavoratori in nero all’interno dell’azienda agricola. L’amministratore della società e due funzionari dell’Agenzia interinale compiacenti, avrebbero prodotto falsi documenti di assunzione dei lavoratori, creati al fine di inscenare un regolare rapporto di lavoro. Erano state inviate false comunicazioni telematiche agli uffici del Ministero del Lavoro e Previdenza Sociale, per ingannare gli investigatori e l’Ispettorato del Lavoro della Provincia di Caltanissetta, che avevano già predisposto le sanzioni amministrative, tentando di far credere agli Enti che tutti i lavoratori erano stati regolarmente assunti dall’agenzia interinale e che le sanzioni amministrative non potevano essere irrogate.
L’imprenditore gelese e un suo collaboratore sono stati accusati di tentata estorsione nei confronti di alcuni degli stessi operai irregolarmente assunti, che gli indagati hanno tentato di costringere a sottoscrivere dimissioni “in bianco”. La Procura ha inoltre contestato al titolare dell’azienda agricola i reati di maltrattamenti e calunnia nei confronti di uno dei 27 lavoratori in nero che – secondo le indagini – si era rifiutato di consegnare i verbali di contestazione degli illeciti amministrativi – redatti dalla Guardia di Finanza durante i controlli – e contenenti le dichiarazioni rese dai lavoratori in nero. Il lavoratore, a seguito del suo rifiuto, è stato vittima di reiterati episodi di “mobbing”, oltre ad essere stato ingiustamente accusato di furto di una partita di pomodori e, per questo motivo, denunciato dal suo ex datore di lavoro e, addirittura, licenziato.