Gela. Sentiti per oltre tre ore dai militari della guardia di finanza. Due ex soci lavoratori della cooperativa Comeco, azienda tra le più importanti dell’indotto Eni finita in liquidazione oramai due anni fa, sono stati ascoltati dagli inquirenti interessati ad ottenere informazioni sulla gestione societaria.
Al centro delle attività d’indagine, ci sarebbe gran parte della recente storia del gruppo metalmeccanico che contava circa cento dipendenti. Negli scorsi mesi, era già stato depositato un esposto sui tavoli dei magistrati della procura della repubblica.
Le fiamme gialle sarebbero interessate a compiere verifiche sulle ultime gestioni del gruppo, compresa quella coordinata dall’ex presidente Sergio De Cesare.
Gli investigatori, davanti ai due ex soci lavoratori, hanno acquisito notizie e particolari legati proprio alle prassi amministrative utilizzate negli uffici dell’ex Comeco. Il crack della cooperativa aprì molti spazi di polemica: senza contare i sospetti lanciati dai tanti operai che con la messa in liquidazione della società si trovarono, improvvisamente, senza lavoro.
La messa in liquidazione, stando alle accuse, sarebbe intervenuta nonostante la presenza di bilanci che potevano ancora essere salvati. I conti in rosso della Comeco non avrebbero del tutto convinto gli operai, per la gran parte anche soci della cooperativa: e, adesso, gli stessi inquirenti.
Non è da escludere, inoltre, che altri ex soci lavoratori possano essere convocati dai militari della guardia di finanza. La morte amministrativa della Comeco ha generato il passaggio delle commesse già assegnate agli imprenditori dell’Eurocoop e della Cosmisud che, inoltre, hanno già provveduto ad assumere operai transitati proprio nelle fila Comeco.
Undici dipendenti rimasti ancora fuori dalla fabbrica, invece, hanno intrapreso una contesa legale con i vertici di Eurocoop e Cosmisud: contestano la differenziazione di trattamento rispetto ai colleghi già rientrati in fabbrica.