Gela. Le attività illecite, come i proventi dello spaccio di droga, vanno sottoposte al regime di tassazione.
E’ quanto sostiene la Guardia di Finanza, che ha quantificato il giro d’affari sostenuto da Emanuele Brancato ed Emanuele Di Stefano, sottoposti a processo dopo il blitz “Samarcanda” e che avrebbero evaso il fisco. “È la Costituzione stessa che lo prevede – spiegano alla Guardia di Finanza – perché tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva”.
I due imputati sono a processo presso il tribunale di Gela, dopo l’inchiesta antidroga condotta dalla Polizia di Stato. Durante il blitz era stato interrotto l’arrivo di ingenti quantitativi di cocaina proveniente dalla Calabria, con l’arresto di una banda dedita allo spaccio di sostanze stupefacenti.In questo contesto, i finanzieri di Gela hanno avviato una serie di controlli finalizzati a quantificare e tassare i proventi generati dallo spaccio.
Sulla base delle indagini eseguite e degli incroci con i dati acquisiti dalle altre forze di polizia, i finanzieri hanno così concluso due controlli di carattere fiscale nei confronti del capo della banda e di uno dei favoreggiatori, finalizzati ad attrarre a tassazione – per l’anno d’imposta 2015 – i proventi frutto delle attività illecite perpetrate dai due.
I due soggetti, con il traffico illegale di droga avevano realizzato grossi guadagni e mantenuto un tenore di vita elevato e di certo non proporzionato a quanto dichiarato all’Amministrazione Finanziaria. Pur dichiarando zero avrebbero invece guadagnato circa 50 mila euro.