Gela. La sua posizione, anche per i capi d’accusa rimasti in piedi, dovrà
essere rivista, ancora una volta, dai giudici del riesame di Caltanissetta.
La droga spacciata in città. E’ stato accolto dai magistrati della Corte di Cassazione il ricorso presentato dalla difesa di Alessandro Scilio, ritenuto dagli inquirenti tra gli spacciatori più attivi nelle piazze della città, tanto da essere raggiunto da una misura di custodia cautelare in carcere, a conclusione dell’inchiesta “Tomato”, coordinata dai pm della procura ed eseguita dai carabinieri del reparto territoriale. Già al riesame, negli scorsi mesi, l’ordinanza d’arresto era stata annullata per otto capi di imputazione, su un totale di oltre venti. Scilio lasciò il carcere, con la sottoposizione agli arresti domiciliari.
La difesa, sostenuta dall’avvocato Salvo Macrì, ha però impugnato il verdetto anche in Cassazione, sostenendo la necessità della revoca dei domiciliari. Il primo verdetto del riesame è stato impugnato anche dai magistrati della procura, che invece hanno spinto per la custodia cautelare in carcere, ritenendo gravi le imputazioni contestate a Scilio, che avrebbe gestito in passato un presunto giro di droga, comprese cocaina ed eroina. I giudici romani non hanno accolto il ricorso dei pm della procura. Allo stesso tempo, invece, hanno detto sì alle richieste difensive e, quindi, la posizione dell’indagato dovrà essere rivista proprio dal riesame.
Con il blitz “Tomato”, carabinieri e pm hanno cercato di fare luce su un presunto sistema che avrebbe garantito introiti a diversi pusher, a fronte di una domanda mai in calo. La droga, in base alle accuse, veniva spacciata anche davanti a locali pubblici, ad ogni ora del giorno e della notte. Insieme a Scilio, vennero coinvolti molti altri indagati.