Lei e lo stronzo

 
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Non ho mai amato le giornate dedicate.

duecci pianetagusto
C’è una giornata dedicata a tutto. C’è la giornata dedicata al buon umore, quella dedicata ai cugini, adesso c’è pure il black friday.

Ci sei pure tu, Donna. A te è  toccato il 25 Novembre, giorno deputato a scuotere le coscienze e a ricordarci che lui è un mostro e tu sei solo spaventata.

Siamo sempre così miseri di fronte alla formulazione del pensiero, soprattutto quando si tratta di mettere un argine alla bieca violenza. La lingua ci sviene un po’ in bocca e per quanto il pensiero corra veloce, la bocca non sa dire quello che la coscienza spera: che non ci sia dolore, che non ci sia paura, che non ci sia rassegnazione. Anche adesso, mentre ti scrivo Donna, la lingua mi sviene in bocca perché ogni cosa che  dico, l’ha già detta qualcun altro prima di me, in questo eterno tango delle giornate dedicate. Non so, però, se anche tu le hai dette a te stessa davanti a quello specchio che ti riflette…muta, con le mani sulla faccia che segnano le guance quando te le stringi e piangi perché nessuno ti senta.

lilium comar

Ti hanno dedicato tante panchine rosse. Rosso, il colore del sangue. Io dico Rosso, il colore dell’intemperanza, di quella ribellione che cerchi, una folgore in mezzo a tanto buio.

Una dote che parrebbe una salvezza quando lui – quello stronzo – ti prende  a schiaffi e tu rimani immobile e non gridi e ti assicuri che i tuoi figli non abbiano sentito, visto, capito. E non ti ribelli.

Ti hanno dedicato versi. Sei diventata il simbolo di te stessa, chissà quanto ti riconosci davvero. Poco,forse, perché la percezione di te l’hai perduta mischiandola alla paura che mima la morte.

Mima il vuoto.

È il vuoto il tuo uragano, quel malefico morso alla pancia che ti prende quando ti chiedi, “ma se lo lascio, poi che faccio?”. E abbassi le spalle un po’ di più.

È il tam-tam di paure e stregoni che schiava ti fanno ogni qual volto lui – lo stronzo – fa una smorfietta, stizzita, e ti bolla come una stupida, magari anche inutile.

E tu cominci a credergli un po’.

Le violenze affilate che da quella bocca escono, ti arrivano in testa, dritte come una pallottola. Lui spara, tu cadi a terra e le parole, nell’aria, sono missili supersonici. Entrano nelle orecchie, si infilano nella carotide, scendono in quel ventre che ha accolto i tuoi figli e mettono radici nell’anima.

E abbassi la testa un po’ di più. Quasi gli credi che sei inutile. Quasi credi di meritarti tutti quegli schiaffi. Un corto circuito in tutte le stanze che dentro ti abitano. Hai spento le luci, un po’ per volta.

Ti abbiamo dedicato il 25 Novembre. Ieri, era il black friday. Tra qualche mese sarà, chissà, la giornata dedicata ai compagni delle elementari. Arriverà la giornata dedicata al 3×2 nei supermercati.

…C’è una  panchina rossa e un sole cocente, hai lunghi capelli arruffati e non è vero che sei inutile, hai un paura folle, che è diverso. Se tu sapessi che bella voce che hai, se solo gridassi!
Grida!….La riconosci quella voce che tieni strozzata da troppo tempo? È la tua. Tu sei tua. Del mondo a cui sei stata consegnata, non per patire. Non sei neanche di questo 25 Novembre. Sei di quella intemperanza che non trovi, di quella ribellione perduta. Rossa come quelle scarpe rosse che solo tu conosci perché sei tu che le calzi. C’è una panchina rossa, c’è inciso il nome di una Donna che ha avuto paura e non si è ribellata. Chissà di che colore aveva gli occhi e chissà qual è stata l’ultima cosa a cui ha pensato prima di congedarsi per sempre da noi, quali preghiere ha rivolto al cielo, quali lacrime le hanno tritato il ventre per il terrore.

 Siediti su quella panchina se vuoi, ma non troppo a lungo. Poi, alzati, pronuncia il suo nome e ricordati il tuo.

…Che lui si chiama Orco, uno Stronzo.

TU, TI CHIAMI Donna.

(Foto Li-Hui)

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