Gela. Riservata, ma non troppo. La vicenda del maxi progetto Agroverde, che da mesi
si trascina stancamente, è finita ancora tra i tavoli ministeriali.
Un altro vertice. La scorsa settimana, l’ennesimo vertice romano, nel tentativo di capire se ci siano spazi di manovra. Tutto ruoterebbe intorno all’ingresso di un investitore privato, che sarebbe intenzionato a rilevare il progetto della cooperativa. Prima pietra piazzata simbolicamente quattro anni fa, lavori di sbancamento avviati nelle aree a ridosso delle contrade Cappellania, Sant’Antonio e Tenuta Bruca, e poi tutto fermo. L’amministrazione comunale ha preso in mano il dossier, affidandolo principalmente al vicesindaco Simone Siciliano. Siciliano e il sindaco Domenico Messinese hanno partecipato al vertice. Non c’era, però, Stefano Italiano, referente di Agroverde.
Non è chiara la ragione dell’assenza. Fino ad ora, tra investitori saltati, ex proprietari non pagati, società che vengono e vanno e finanziamenti in bilico, tutto rimane sospeso. Il prossimo febbraio scade l’ulteriore autorizzazione regionale rilasciata al progetto. Mancano però le garanzie. La giunta ha sempre ribadito che una delle condizioni indispensabili, se ci fossero privati in grado di rilevare il faraonico progetto, è una sola, la copertura dei costi d’esproprio. Gli ex proprietari, da tempo, bussano alla porta, senza aver ricevuto molte risposte. Ai tanti punti interrogativi di questa lunga storia, si aggiunge l’intrigo di una fideiussione finita addirittura al centro di un esposto presentato in procura.