Gela. Nel tardo pomeriggio, i dem si vedranno per l’annunciata
direzione cittadina, tutto focalizzata sul dopo regionali, con il partito che si piazza terzo in città, pur riuscendo a strappare la conferma di Giuseppe Arancio all’Ars.
Rotto il sodalizio Di Cristina-Cirignotta. Ovviamente, però, i democratici perdono un pezzo importante, almeno in termini di voti. Vincenzo Cirignotta, ormai ex capogruppo dem in consiglio comunale, ha probabilmente voluto anticipare il processo interno che già tanti attendevano ed ha detto addio al partito. Nel corso della campagna elettorale per l’Ars, Cirignotta, in controtendenza rispetto a gran parte dei suoi compagni di partito, ha scelto apertamente di sostenere il crocettiano Ennio Di Pietro, voltando le spalle al candidato ufficiale del Pd Giuseppe Arancio. Una scelta che gli è costata cara. Fin dalle ore successive allo spoglio, è partita la caccia ai “traditori”, peraltro molti ancora non individuati oppure già identificati ma graziati. Il pezzo pesante che salta è certamente Cirignotta, che forse paga un po’ per tutti.
Le primarie e il rapido allontanamento. “E’ una decisione che accettiamo ma non siamo certamente felici di perdere un consigliere comunale – dice a caldo il segretario cittadino del Pd Peppe Di Cristina – negli scorsi giorni, ho sentito Cirignotta. Ha fatto le sue scelte e ne prendiamo atto”. Con la dipartita politica di Cirignotta, almeno dal Pd, per ora il capogruppo in aula dovrebbe essere Carmelo Orlando, attuale vice capogruppo. Poi, saranno i consiglieri comunali del partito a decidere come proseguire. C’è già chi fa il nome di Guido Siragusa come successore di Cirignotta. Se ne va, comunque, uno di quelli che aveva sposato, almeno inizialmente, la linea Di Cristina. Per un lungo periodo, Cirignotta e Di Cristina sono andati di pari passo, con il capogruppo, insediatosi dopo il blitz che defenestrò Giuseppe Ventura, sempre pronto a sostenere le scelte dell’allora neo segretario cittadino dem e del suo riferimento principe, il deputato all’Ars Giuseppe Arancio. Qualcosa, però, si è rotto. Di Cristina e Cirignotta hanno iniziato a parlare lingue diverse già alla vigilia delle primarie del partito, con il capogruppo pronto a sostenere il candidato della mozione Emiliano, insieme ad un drappello di crocettiani. Il capogruppo che lascia il partito, inoltre, era a capo della fronda interna che, ad un certo punto, mise proprio in discussione non solo le scelte di Di Cristina ma anche la presenza, ancora ingombrante, dei grandi vecchi del partito, da Lillo Speziale a Miguel Donegani. Una fronda, poi rientrata, ma che ha contribuito a scavare il solco. Il paragrafo finale di questo pamphlet di provincia è stato scritto durante la recente campagna elettorale per le regionali. Da una parte, quella dei crocettiani, c’è stato Vincenzo Cirignotta; dall’altra, invece, c’erano Peppe Di Cristina e Giuseppe Arancio. Il resto, è storia, o forse, più semplicemente, mero campanilismo politico. Adesso, Vincenzo Cirignotta e il suo gruppo di riferimento dovranno trovare nuova collocazione. Il capogruppo che se ne va ha scelto di parlare in aula, questa sera. Una cosa è certa, non avrebbe voluto lasciare il partito, ma ha capito che la sua presenza non era più gradita. Di Cristina, a passi costanti, ha prima respinto gli attacchi di quelli del contro congresso, confluiti soprattutto in Sicilia Futura, e ora, seppur formalmente “dispiaciuto dopo aver appreso la notizia”, sta tracciando il perimetro di quello che è il suo partito, mettendo alla porta i “traditori”, dopo aver blindato Giuseppe Arancio, che si è salvato con i voti che il segretario cittadino è andato a prendere nei centri limitrofi, dove gli equilibri di un tempo ancora contano. “Adesso, valuteremo l’intera situazione, anche dopo l’esito elettorale – conclude Di Cristina – non escludo l’ingresso di nuovi consiglieri”.