Gela. Preciso subito che nulla mi lega al movimento politico cui aderisce la consigliera comunale Sara Bonura,
né tantomeno che abbia mai avuto modo e tempi di conoscerla se non perché ne ho visto l’immagine su qualche giornale. Che cosa, allora, mi lega alla Bonura? Semplicemente qualcosa che trascende l’interesse meramente politico. Si tratta di aspetti che riguardano la civiltà di una comunità.
Ho letto qualche giorno fa che la Bonura è tornata alla carica in consiglio comunale per sollecitare chi ha il dovere di dare risposte alla città, a porre la propria attenzione su problemi importanti come quello del randagismo e del canile comunale, problemi che si legano l’uno all’altro, nonché della necessità assoluta di un campo di atletica leggera e di approntarne le soluzioni. Soluzioni che la stessa Bonura, in fondo, suggerisce.
Non parlerò del randagismo e del canile comunale, perché ne ho già parlato indirizzando una lettera al sindaco, il quale ha ritenuto il problema talmente insignificante da non dovermi neppure rispondere. Che cosa era successo? Semplicemente che, nell’estate di due anni fa, sette cani avevano pensato di aver trovato del pasto fresco e forse l’avrebbero volentieri consumato, se non avessi avuto con me una sbarra di ferro che li ha in qualche modo dissuasi dal realizzare il loro progetto (sbarra di ferro che portavo regolarmente con me quando andavo a mare dove erano già successi episodi di questo genere).
Ringrazio, dunque, il sindaco Messinese per il sentimento di solidarietà espressomi e mi scuso per aver tentato di sottrargli qualche minuto dallo strabiliante lavoro che stava svolgendo. Ma torno volentieri sulla questione Campo di atletica leggera. Non tengo più il conto delle volte che ne ho parlato, illudendomi ogni volta che potesse essere la volta buona. La storia comincia oltre cinquant’anni fa, quando da giovane atleta sognavo, notte dopo notte, corsie e pedane, mentre di giorno mi arrabattavo per trovare posti che mi consentissero di bruciare le mie esuberanti energie giovanili.
Appese, dopo una quindicina di anni di attività, le scarpette al classico chiodo, ho tentato di porre all’attenzione delle amministrazioni che si succedevano l’una all’altra, dell’esigenza e dell’urgenza della costruzione di un campo di atletica leggera, spiegandone anche le ragioni. Così scrivevo, per esempio, il 25 aprile 2009 sul Corriere di Gela: «Ma di che cultura parliamo, di che rinascimento parliamo, se in questa città non esiste neanche un campo di atletica leggera, assoluto parametro di civiltà, l’unico e vero tempio in cui gli uomini hanno sempre dato e continueranno a dare saggio del loro valore fisico, morale e psicologico e di cui avverti l’ineffabile sacralità.
E, invece, continuiamo ad assistere al penoso spettacolo che vede tante decine di giovani e meno giovani ansimare lungo la strada panoramica o per le vie di Macchitella, investiti dal vento e dagli scarichi mefitici delle innumerevoli automobili che quotidianamente e a tutte le ore le percorrono». Il problema riguarda, quindi, non solo i giovani talenti che, in assenza di struttura adeguata, vedono svanire i loro legittimi sogni di gloria, ma anche le tantissime persone che trovano, negli elementari gesti dell’atletica, il modo di ricavarne gratificazioni e di pervenire ad un migliore stato di benessere fisico e psichico.
Tanti hanno sperato e sperano ancora che mi metta alla testa di un comitato che si adoperi perché il miracolo si avveri. Di questo miracolo, che talvolta è sembrato davvero a portata di mano, ho già parlato persino qualche settimana fa durante la campagna elettorale per le regionali, allorché ricordavo che, su mio suggerimento, il dott. Enzo Pepe, avendone da buon politico recepito l’importanza e l’urgenza, fece inserire nel piano triennale per le opere pubbliche della Provincia, la costruzione di una campo di atletica leggera che potesse servire, oltre che la comunità di Gela, anche quella di Butera e Niscemi. Ho fatto persino un elogio pubblico all’allora presidente della provincia, Pino Federico, e alla sua Amministrazione, per l’impegno che si erano presi.
Allora scrissi: «La notizia è stata ufficialmente data, a nome dell’amministrazione provinciale, dallo stesso presidente della provincia, Pino Federico, il quale, in virtù di una indiscutibile onestà morale e intellettuale, ha messo in evidenza proprio l’interessamento e la determinazione di Enzo Pepe nel vederlo realizzato». Risultato?
Lo lascio dedurre ai cortesi lettori di questo mio intervento. All’inizio ho citato la consigliera Sara Bonura per aver riportato all’attenzione dell’attuale Amministrazione e dei cittadini dell’urgenza di costruire un campo di atletica leggera a Gela. Benché avanti negli anni, sento ancora palpitante il sogno di un’intera vita. Pertanto, un elogio sincero quanto smisurato va a Sara Bonura per l’impegno che si è presa di porre il problema all’attenzione pubblica, nel tentativo di contribuire a far fare a questa nostra città qualche passo verso un grado superiore di civiltà.
Non so quando ancora resterà in piedi questa amministrazione, ma certamente, a partire da oggi, le faremo sentire il fiato sul collo perché il miracolo, di cui abbiamo parlato, si avveri. Con Sara Bonura in testa!