Gela. Erano accusati di aver preso di mira diverse attività economiche. Il meccanismo sarebbe stato quello solito: la messa a posto dietro il pagamento di periodiche somme di denaro.
Per questa ragione, la corte presieduta dal giudice Lirio Conti ha condannato Emanuele Bassora e Angelo Cavaleri. Il dispositivo è stato letto ieri mattina in aula. Una decisione che giunge a conclusione di un lungo dibattimento, scaturito da una serie di arresti messi a segno per bloccare la scia delle intimidazioni. L’obiettivo degli estorsori si era concentrato intorno alle attività gestite dalla famiglia Cammalleri.
Per Emanuele Bassora, è scattata la condanna ad otto anni di reclusione: pena meno severa, invece, quella inflitta ad Angelo Cavaleri. Al collaboratore di giustizia, da tempo uscito dal giro delle famiglie legate a Cosa nostra, sono stati inferti due anni e sei mesi di detenzione.
L’assoluzione, invece, è scattata per altri due imputati. I giudici hanno escluso la responsabilità di Santo Cardizzone e Ignazio Scollo: entrambi imputati insieme a Bassora e Cavaleri.
Nessuno degli accusati, al momento della lettura del dispositivo effettuata dal presidente Lirio Conti, era presente in aula. Le tesi esposte dalla difesa del gruppo d’estorsori, così, sono state accolte solo in parte.
A rappresentarli in aula, sono stati gli avvocati Flavio Sinatra, Danilo Tipo, Vania Giamporcaro e Giacomo Ventura. Le condanne inferte ad Emanuele Bassora ed Angelo Cavaleri, così, ricalcano la linea tracciata dai magistrati della direzione distrettuale antimafia: davanti ai giudici della corte, era presente il magistrato Gabriele Paci.
Durante il processo, scaturito dall’inchiesta che ha condotto all’arresto dei quattro imputati, non è mancata la descrizione dei metodi utilizzati per ottenere denaro e non solo. Le vittime, infatti, sarebbero state anche costrette a cedere diverso materiale utilizzato per la loro attività economica.
Uno spaccato messo in luce dagli inquirenti già al momento del blitz decisivo per la cattura degli imputati. Emanuele Bassora ed Angelo Cavaleri, per diversi anni, sono stati protagonisti della vita dei gruppi criminali attivi in città. In diversi casi, i loro nomi sono finiti negli elenchi stilati, a conclusione di molte operazioni, dagli inquirenti intervenuti per bloccare il capillare sistema della messa a posto.
Entrambi, come confermato dalla corte presieduta dal giudice Lirio Conti, avrebbero preso parte alla strategia organizzata a livello locale.