Salvatore Scerra perse la vita dopo lo schianto all’incrocio “della morte”, respinto il ricorso: la Cassazione conferma l’archiviazione

 
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Gela. I giudici della Corte di Cassazione hanno respinto il ricorso

presentato dal legale dei familiari del diciassettenne Salvatore Scerra.

La morte del diciassettenne. Il giovanissimo perse la vita, tre anni fa, sbalzato via dal motorino sul quale era in sella, dopo l’impatto contro un’automobile. Lo schianto mortale si verificò all’incrocio tra via Tevere e via Venezia, da anni al centro di polemiche a causa della pericolosità. Il caso, nel dicembre dello scorso anno, era stato archiviato. I magistrati della procura non hanno individuato elementi investigativi tali da condurli a formulare eventuali accuse contro possibili responsabili di quella morte.

L’archiviazione, accolta dal gip del tribunale, è stata impugnata dal legale che rappresenta i familiari della vittima, l’avvocato Nicoletta Cauchi. Proprio in Cassazione, il legale ha nuovamente sollevato dubbi rispetto alla decisione assunta, ritenendo sussistere tanti punti investigativi ancora da approfondire. Per i familiari di Salvatore Scerra, ci sarebbero diverse incongruenze nei rilievi effettuati sul posto e nella successiva relazione di servizio presentata dai carabinieri intervenuti. Il diciassettenne arrivò all’ospedale Vittorio Emanuele oramai privo di vita. I familiari, per anni, dopo la morte, hanno chiesto che si facesse chiarezza su quanto accaduto quella sera del novembre di tre anni fa. I giudici romani, però, hanno confermato il verdetto già emesso dal gip del tribunale che ha scelto di archiviare il caso, senza individuare possibili ipotesi di omicidio colposo. Allo stesso tempo, i familiari, in sede civile, hanno portato in giudizio il Comune, con l’obiettivo di far accertare le possibili responsabilità dell’ente rispetto alla pericolosità dell’incrocio tra via Tevere e via Venezia e ai mancati interventi, ritenuti cause scatenati di quanto accaduto.

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