Gela In aula, questa volta, è arrivato il fratello di Orazio Sotti, il giovanissimo
ucciso diciassette anni fa, davanti all’abitazione di famiglia a Fondo Iozza.
Il fratello in aula. Il testimone, che si trovava in Germania al momento dei fatti, ha ricordato di essere stato avvertito dell’accaduto, facendo ritorno in città il giorno successivo. Rispondendo alle domande del pm Eugenia Belmonte, dei legali di difesa, gli avvocati Salvo Macrì e Luigi Cinquerrui, e di quello di parte civile, l’avvocato Giuseppe Cascino, ha però confermato alcune intimidazioni già subite dal fratello prima di morire.
Al giovane idraulico, infatti, venne bruciata l’auto e l’azione di fuoco danneggiò anche un’altra vettura, di proprietà sempre della sua famiglia. Addirittura, vennero trovate due bombole del gas. Non sarebbero mancati altri episodi, a cominciare dalle ruote dell’automobile tagliate. A rispondere dell’omicidio, sono i fratelli niscemesi Giuseppe e Salvatore Cilio, ritenuti ideatori ed esecutori materiali. Il giovane ucciso, infatti, avrebbe intrattenuto relazioni sentimentali con le allora compagne dei due imputati. Per questa ragione, sarebbe stata decretata la sua fine. Il testimone, in ogni caso, non ha fornito riscontri circa un eventuale collegamento tra gli atti intimidatori e i due fratelli a processo.