Gela. Un giro d’affari che, soprattutto negli ultimi anni, si è ridotto
drasticamente.
La “lotta” al porto. Il porto isola Eni, però, continua ad essere merce pregiata, al punto da generare tensioni, adesso sfociate nelle plateali proteste dei gurdiafuochi della società siracusana Archimede. I trentaquattro dipendenti dell’azienda, che temono per il loro posto di lavoro, hanno tirato in ballo direttamente il comandante della capitaneria locale Pietro Carosia, accusato di danneggiarli, dopo aver autorizzato l’attività al porto di un’altra società, i cui operatori effettuano gli stessi servizi. Insomma, una concorrenza al massacro, almeno così la pensano i lavoratori in protesta. Da tempo, ormai, il porto isola è ridotto ai minimi termini. Una media di quattro navi al mese che attraccano nel sito, praticamente nulla se confrontati con i numeri del passato, quando al porto isola arrivavano oltre venti navi al mese. Così, nessuno vuole mollare ma la concorrenza diventa spietata. L’avvio dei lavori per la nuova green refinery dovrebbe consentire un aumento di attività.
Pochi servizi per tante società. “Dovrebbero giungere due o tre navi in più al mese – spiega un operatore – ma nulla giustifica gli ultimi provvedimenti che aprono ad altre aziende, precarizzando l’intero comparto”. Insomma, non c’è spazio per tutti. Al porto isola, dopo le ordinanze del Tar Palermo che hanno dato ragione al gruppo Archimede, bloccando gli effetti delle autorizzazioni rilasciate ai palermitani di Vigilanza soccorso antincendio, sono almeno quattro le aziende in attività. Non solo Archimede che, oltre al servizio antincendio si occupa delle operazioni di sfuggita e di quelle sul pontile. Nel sito, operano anche i mezzi della società Lorefice, che copre il servizio antinquinamento, gli operatori della società appena autorizzata dalla capitaneria, impegnati nei servizi sulle navi, e il gruppo di barcaioli e ormeggiatori, che coprono diverse operazioni, a cominciare proprio da quelle di ormeggio e disormeggio. Il comandante della capitaneria di porto Pietro Carosia, negli ultimi giorni, ha più volte ribadito di aver applicato solo le norme previste in materia di autorizzazioni, senza voler danneggiare chi già opera nel sito. La “torta”, però, sembra troppo piccola per poterla spartire in parti uguali e quelli di Archimede temono di essere definitivamente esclusi dai lavori. I lavoratori in protesta hanno lanciato accuse pesanti e i responsabili di Archimede avrebbero anche depositato denunce in procura. Il sospetto è che si vogliano favorire solo pochi operatori, facendo le scarpe a chi nel sito opera oramai da decenni. “Lavorano nuove aziende appena autorizzate, con capitale sociale irrisorio, e i barcaioli – hanno più volte ripetuto i guardiafuochi – a noi, pian piano, stanno togliendo tutto”. La “guerra” al porto isola cova oramai da mesi, mentre da tempo l’amministrazione comunale punta soprattutto sul rilancio del settore, con il mega progetto dell’hub sul Mediterraneo per il gas naturale liquefatto, un affare che potrebbe interessare tanti gruppi, a cominciare dalla stessa Eni.