L’amianto killer sui tetti delle case, coperture e cisterne sono una “bomba” ad orologeria: quasi cinquemila in città

 
0

Gela. L’amianto, in città, non è solo la fabbrica Eni.

L’area industriale è certamente uno dei punti focali, quello più sensibile, che da anni è al centro di verifiche e controlli, spesso sfociati anche in inchieste penali.

Coperture e cisterne a rischio. Decine di lavoratori ed ex operai del sito industriale hanno contratto patologie, diversi invece non ce l’hanno fatta, stroncati dalla malattia. Ma il pericolo amianto è anche sui tetti di centinaia di abitazioni e strutture produttive. E’ quanto emerge dalle relazioni tecniche al piano amianto redatto dagli esperti di due società specializzate, una abruzzese e l’altra romana, e da quelli del Comune.

Un ex cinema da bonificare. I dati sono piuttosto chiari, al punto da individuare, dopo le attività di monitoraggio e censimento, 4.763 manufatti contenenti amianto, nella quasi totalità coperture e cisterne per l’acqua. Sono pericoli costanti, fonti delle fibre killer non ancora bonificate. L’amianto, però, viene rilasciato anche da vecchi capannoni nelle aree rurali. Immobili fatiscenti che cedono con il tempo, disperdendo fibre in atmosfera. Nel corso del monitoraggio, effettuato anche attraverso immagini riprese dai droni, l’area urbana è stata suddivisa in zone sensibili, almeno sei. I tecnici indicano una serie di priorità, con alcuni edifici da bonificare, a cominciare dall’ex cinema a ridosso del quartiere San Giacomo, collocato nell’area sensibile “Villa Comunale”. Pochi, pochissimi, sono i proprietari di immobili che hanno avviato le procedure di bonifica e smaltimento dei manufatti in amianto e il pericolo è tutt’altro che disinnescato.  

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here