Gela. Dopo gli anomali incendi che, la scorsa estate, danneggiarono un’ala della discarica di contrada Timpazzo: si sarebbe dovuto provvedere, in base ad un decreto regionale, al censimento di tutte le aziende, agricole e non solo, presenti nell’arco di tre chilometri dal sito di conferimento dei rifiuti.
Tutto questo, però, non è ancora stato fatto.
Censimento, da affiancare a quello delle contrade ricadenti nella stessa area: programmato per organizzare, nel caso di nuovi incendi capaci di emettere in atmosfera pericolose sostanze, interventi destinati ad evitare la contaminazione di animali e prodotti.
“Al momento – spiega il consigliere comunale e responsabile del servizio veterinario dell’Asp Luigi Farruggia – non si è fatto proprio nulla. Il decreto regionale che impone a tutti i titolari di aziende, anche di piccole dimensioni, di registrarsi è scattato all’indomani dell’emergenza della discarica palermitana di Bellolampo e, dopo quello che è successo a Timpazzo, è stato esteso all’area di questo sito. Però, fino ad oggi, nessuno si è ancora registrato. In sostanza, non sappiamo quale sia il numero di aziende o allevamenti presenti nella zona del sito di Timpazzo”.
Un buco nero che, quindi, potrebbe creare serie difficoltà nel caso di una nuova emergenza all’interno della discarica. Il rischio più evidente è quello dell’emissione in atmosfera di diossina: potenzialmente capace di contaminare animali d’allevamento e prodotti realizzati nelle aziende del territorio.
“Purtroppo – spiega ancora Farruggia – siamo veramente in alto mare. Non siamo neanche in grado di capire quali siano tutte le contrade ricadenti nella fascia dei tre chilometri dalla discarica di Timpazzo”.
Negli ultimi giorni, inoltre, i responsabili del settore protezione civile hanno sottoposto ai consiglieri comunali la bozza definitiva del loro piano.
“Si tratta – spiega ancora Farruggia – di una materia veramente molto complessa. I funzionari addetti alla protezione civile hanno fatto un gran lavoro, sintetizzando in circa trenta pagine un programma molto più vasto. Anche in questo caso, però, ci sono diversi elementi che non mi convincono. Di certo, i rischi sanitari non possono essere considerati imprevedibili”.
Nell’area della discarica di contrada Timpazzo, quindi, nonostante il decreto regionale, c’è ancora molto da fare: soprattutto sul piano delle prevenzione.