Dighe interrate senza interconnessioni e gli agricoltori scappano dalle campagne

 
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Gela. Il rischio desertificazione è dietro l’angolo e gli agricoltori continuano ad abbandonare le campagne.

L’allarme è stato lanciato dal segretario della Cia (Confederazione agricoltura), Salvatore D’Arma, che ha coinvolto in una lunga lettera tutte le autorità, dal presidente della Regione al prefetto, dai sindaci del comprensorio al consorzio di bonifica. Preoccupano e non poco le condizioni dei due invasi. La spalla destra della diga Disueri è ancora interdetta, così come è fuori uso l’interconnessione con  la diga Cima. Non va meglio per la diga Comunelli, che è rimasta interrata .

Le percentuali di acqua della diga Disueri, previste per uso civile e uso agricolo, se teoricamente conciliabili, con  le possibili variazioni  rispetto a specifici bisogni, con la situazione  attuale  si rivelano  assolutamente aleatorie. D’Arma denuncia dei casi paradossali. “Se non piove – dice – la diga non invasa e la poca acqua diventa oggetto di scontro tra bisognosi, se piove la diga a causa della criticità citata può invasare  dai 4 a 5 ml cubi di acqua, per cui l’acqua eccedente tale quota deve essere buttata a mare”.

“Gli agricoltori che pagano l’acqua 15 euro l’ora anticipatamente e obbligati  a sanare differenze e  pendenze – aggiunge D’Arma – hanno sostenuto notevoli costi per l’avvio della campagna agraria e la mancata irrigazione compromette seriamente la produzione. Si registra così ulteriore impoverimento  degli operatori  e  una progressiva desertificazione”.

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