Gela. Tra le tre strutture di via Tevere abbattute da un provvedimento del Comune, c’era anche l’ex stoccaggio di polvere divenuto nel 1953 dimora di Carmela Catania.
Una donna ricordata in città non solo perché praticava il mestiere più antico del mondo. La stessa che, prima di morire, aveva deciso di donare la sua abitazione di 55 metri quadrati a Rosario Consiglio che a seguito di una controversia giudiziaria era stato condannato agli arresti domiciliari.
“Ho smesso di lottare contro il Comune – dice Consiglio – hanno vinto la battaglia. L’amministrazione vince comunque. Quella casa però rappresentava un pezzo di storia gelese”.
Nel 1953 Carmela Catania, ribattezzata la contessa, sfrattata dal lungomare fu trasferita in quella baracca che nel tempo è diventata la sua abitazione e ricostruita con struttura in pietra.
“Nel 1990 mi ha ceduto la casa – conclude Consiglio – ma ha continuato ad abitarla fino alla sua morte avvenuta il 27 dicembre 1992. Nel 2005 Rosario Crocetta mi fece arrestare con l’accusa di violazione di sigilli, ma io ero il custode della casa.
Ho accudito Carmela Catania fino al giorno della sua morte, anche dopo essere stata operata al femore. Era madre di tre figli, un docente, ragioniere e dattilografa.
Vivono da decenni nel nord della penisola. Anche loro era concordi alla decisione di Carmela di cedermi quella abitazione”.