Gela. Sono finiti sotto confisca dopo una lunga procedura, durata circa tre anni. E’ la sorte toccata ad alcuni, fra beni mobili ed immobili, intestati all’esercente Salvatore Morello.
Il sessantaseienne è stato più volte coinvolto in inchieste condotte dagli inquirenti. Venne arrestato, l’ultima volta, due anni fa a conclusione di un’indagine relativa a una serie di reati finanziari. Vennero accertate presunte irregolarità contributive e, inoltre, la presentazione di dichiarazioni ritenute poco trasparenti. La procedura destinata a mettere sotto chiave alcuni dei beni nella sua disponibilità iniziò nel dicembre di tre anni fa: quando i giudici del tribunale emisero un decreto di confisca. Il provvedimento, a seguito della successiva impugnazione da parte dei legali dell’esercente, finì davanti ai giudici della corte d’appello di Caltanissetta. Nonostante il tentativo di ottenere l’eventuale revoca, i magistrati nisseni non accolsero le opposizione presentate e, di conseguenza, nel maggio di un anno fa confermarono il decreto di confisca già emesso dai giudici di primo grado. A distanza di oltre un anno dalla pronuncia della corte d’appello di Caltanissetta, sono stati i magistrati della corte di Cassazione a mettere la parola fine sull’intera procedura. Nelle scorse settimane, infatti, i giudici romani hanno confermato, in maniera definitiva, la validità del provvedimento di confisca che, quindi, si abbatte su una fetta del patrimonio intestato all’esercente. Le motivazioni sono contenute nella sentenza redatta dai giudici di legittimità. Sono stati i funzionari dell’agenzia nazionale per i beni sequestrati e confiscati ad ufficializzare il passaggio di mano: dalla titolarità dell’esercente a quella statale.