Gela. “Questo consulente va ricusato perché ha già dimostrato di non essere per nulla imparziale rispetto alle vicende che, in questo processo, riguardano i dirigenti della fabbrica Eni”.
Così, gli avvocati difensori dei funzionari locali della multinazionale Bernardo Casa, Giuseppe Ricci e Battista Grosso hanno chiesto al giudice dell’udienza preliminare Veronica Vaccaro di escludere lo specialista Fabrizio Nardo dal pool di consulenti scelti dalla procura per verificare l’attendibilità delle accuse mosse.
Richiesta che, alla fine, è stata accolta dal magistrato. I dirigenti sono accusati di non aver adottato tutte le necessarie misure di prevenzione per evitare che i fumi emessi dalla fabbrica di contrada Piana del Signore potessero danneggiare intere colture. Sono circa una ventina gli agricoltori che si sono costituti parte civile insieme alle associazioni Amici della Terra e Aria Nuova. Mancano, invece, la regione, la provincia ed il comune.
Solo il ministero dell’ambiente, attraverso l’avvocatura dello stato, si è già costituito. “Il dottor Nardo – hanno insistito i difensori – ha, in passato, espresso pubblicamente tutto il suo pensiero rispetto all’inefficienza del sistema di abbattimento dei fumi adottato dai dirigenti Eni. E, oggi, siamo davanti ad un giudice proprio per discutere di quest’argomento”.
Nettamente contrarie alla richiesta di ricusazione sono state sia il pubblico ministero Serafina Cannatà che il procuratore capo Lucia Lotti, entrambi presenti in aula durante l’udienza di ieri mattina. “Il consulente – hanno replicato – valuta dati scientifici. Solo sotto quest’aspetto deve essere valutato”. Una linea seguita dallo stesso Fabrizio Nardo sentito dal giudice Vaccaro.
Alla fine, però, sarà un altro tecnico, il dottore Massimo Colonna, a prendere il posto del consulente finito nel mirino della difesa. Il dibattimento è stato aggiornato al prossimo 5 dicembre.