Gela. Cresciuto in città e, poi, Milano, Londra, Singapore, Melbourne e, infine, gli Stati Uniti. L’ingegnere cinquantaduenne Giuseppe Caltabiano è oggi leader di un importante gruppo aziendale impegnato nella gestione informatica dei sistemi di carte di credito.
Una lunga avventura che lo ha portato, almeno per il momento, nella piccola Whitefish, nello stato del Montana.
“La mia Nxgen – spiega nel corso di un’intervista a Repubblica.it Palermo – riceve una percentuale sulle transazioni. Verifichiamo i pagamenti, controlliamo e diamo garanzie necessarie affinchè un italiano o un cinese, magari titolari di una carta di credito americana, possano utilizzarla senza alcun problema in ogni angolo del paese”.
Una formazione costante, passata dal politecnico di Milano e dall’esperienza nel gruppo Olivetti, lo ha condotto ad avere sedi aziendali praticamente in ogni angolo del mondo. Figlio di una coppia messinese trasferitasi in città per via del lavoro nel gruppo Eni del padre, una moglie statunitense e due figli, la più grande Caitlin già al vertice dell’azienda a Londra, Caltabiano non dimentica Gela e la Sicilia.
“Mi incazzo di brutto quando qualcuno fa battutine sulla mafia – ammette – perché il Bronx di New York o le periferie di Los Angeles e Chicago sono forse migliori? Da ragazzo a Gela ero amico di Rosario Crocetta, credo stia facendo bene, è importante dare un’immagine diversa della nostra isola. Lo dico con amarezza, purtroppo quando hai vissuto tanto tempo all’estero ti accorgi di tutto quello che non va. Forse, dovrei fare qualcosa di più per la mia terra, ci penso spesso e probabilmente un giorno ritornerò”. Cinesi, arabi, americani, indiani, più o meno abbozzati, da anni vengono utilizzati come stereotipi dell’investitore tipo predestinato a salvare baracca, burattini e Gela. Un ex studente del liceo scientifico Vittorini, invece, ha conquistato i cinque continenti in pochi anni.