Gela. Da una settimana, gli oltre settanta dipendenti della cooperativa edile Corima non riescono più a superare i tornelli della fabbrica Eni.
I loro permessi, infatti, sono stati bloccati direttamente dalla direzione di raffineria. L’azienda, da mesi, soffre a causa di una notevole flessione economica. Così, non è stato possibile coprire i costi delle pratiche previdenziali.
In sostanza, al momento, mancherebbe la regolarità dei durc che servono a tracciare il profilo previdenziale di ogni dipendente. Ieri mattina, un gruppo di lavoratori si è radunato proprio nei pressi della fabbrica per cercare di capire quali soluzioni adottare davanti ad uno stato di fatto tutt’altro che incoraggiante. Per questa ragione, sindacati, responsabili di Corima e manager Eni si vedranno, già questa mattina, tra le stanze dell’ufficio provinciale del lavoro di Caltanissetta.
Senza una soluzione concreta ed immediata, la storica cooperativa rischia di dover chiudere i battenti.
Da alcuni giorni, i vertici di Corima, insieme ai rappresentati di Legacoop, stanno cercando di capire se il buco nei conti possa essere recuperato: assicurando, fra le altre cose, il rientro in fabbrica dei settanta operai. I cantieri gestiti dalla cooperativa all’interno della fabbrica sono stati bloccati in attesa di risolvere l’intera vicenda. Le perdite economiche emerse negli ultimi mesi, quindi, potrebbero essere fatali qualora non si riuscisse ad individuare una valida via d’uscita.
La preoccupazione, fra i lavoratori, continua ad aumentare. I ritardi si sono sommati anche sul fronte delle retribuzioni: da circa tre mesi, gli operai in forza alla Corima non ricevono buste paga.
L’obiettivo delle parti, in ogni caso, è quello di salvare la cooperativa ed evitare un altro caso Comeco: la coop finita sotto la gestione di un commissario prima di dire definitivamente basta. In quel caso, furono quasi cento i lavoratori costretti ad abbandonare gli impianti della fabbrica Eni.
Senza, perlomeno, il ritorno alla regolarità previdenziale: i vertici Eni sembrerebbero intenzionati a non concedere alcuna proroga, continuando a bloccare i cartellini d’accesso alla fabbrica.
Gli stessi esponenti di Legacoop, della quale fa parte proprio la Corima, sono giunti in città per individuare soluzioni immediatamente praticabili.
Del resto, il caso Corima non è l’unico a preoccupare i sindacalisti che seguono gli operatori dell’indotto Eni.
Da alcune settimane, le emergenze si stanno susseguendo: solo due giorni fa, a stazionare davanti ai tornelli dello stabilimento, senza poterli superare, c’erano i dieci lavoratori in forza alla società partenopea Rendelin.