Gela. In corteo, dietro un carro funebre, «per gridare a tutti che di amianto, anche a Gela, si continua a morire».
La manifestazione di protesta, inscenata da un centinaio di dipendenti dell’indotto e del diretto dell’Eni, è partita dal petrolchimico per concludersi davanti al vicino palazzo di giustizia, dove, proprio oggi, è iniziato il processo avviato da uno dei lavoratori che chiede il risarcimento per l’esposizione all’asbesto, mai completamente eliminato dalla fabbrica. Al corteo ha partecipato l’avvocato Ezio Bonanni dell’Osservatorio nazionale amianto.
Un centinaio di operai, insieme ai componenti di associazioni del territorio, si è radunato proprio davanti ai cancelli della fabbrica Eni per poi raggiungere la zona del tribunale: dove, intanto, si stava avviando il procedimento che vede come protagonista un lavoratore dell’indotto Eni, per anni a contatto con le pericolose fibre. In procura, infatti, prosegue il lavoro sulle denunce presentate, in questi mesi e non solo, da lavoratori e famiglie colpite da lutti e patologie legate alla presenza di amianto. Sono circa quaranta i fascicoli aperti dai magistrati che potrebbero confluire in un unico filone d’indagine relativo alle conseguenze prodotte dal lavoro in fabbrica.
Una delegazione dell’Osservatorio nazionale amianto, accompagnata dall’avvocato Ezio Bonanni, è riuscita ad avere un colloquio privato con il magistrato che sta seguendo diverse indagini partite da esposti presentati proprio da operai della fabbrica Eni. Si attendono ancora notizie da Palermo: nell’aula dell’Assemblea regionale dovrebbe iniziare la discussione su un testo di legge che potrebbe garantire i riconoscimenti previdenziali richiesti da anni.