Gela. L’Eni presenterà ufficialmente il piano industriale a fine luglio. E’ probabilmente questo il termine ultimo per cercare di riavviare le linee produttive della Raffineria Gela e scongiurare la mannaia rappresentata dalla dismissione dei siti industriali siciliani.
I vertici del colosso energetico del cane a sei zampe dopo avere evidenziato una eccessiva crisi che ha colpito il settore della raffinazione, annunciando la chiusura delle fabbriche di Gela e Priolo, continuano a trincerarsi nel silenzio. Una comunicazione ufficiale è attesa per martedì sera, subito dopo l’incontro indetto dal senatore Giuseppe Marinello, presidente della commissione Ambiente del Senato. La scorsa notte a Gela si sono vissuti attimi di tensione tra le tute blu che da nove giorni si alternano ai blocchi allestiti nelle strade di accesso alla fabbrica di contrada Piana del Signore. Metalmeccanici e chimici ieri hanno ricevuto la visita del sindaco Angelo Fasulo e del parroco della chiesa di San Francesco, don Giorgio Cilindrello. E’ stato per il segretario della Femca Cisl, Francesco Emiliani, a convincere i manifestanti a mantenere i blocchi pacificamente mantenendo anche il cambio turno. Oggi pomeriggio arriverà a Gela Enrico Miceli, segretario generale nazionale della Filctem Cgil, che insieme ai vertici regionali della Cgil parlerà della vertenza Raffineria.
Mercoledì mattina l’impianto “Green Stream” diventerà sede provvisoria di consiglio comunale convocato in seduta monotematica e straordinaria. La politica ha scelta il sito, terminale finale del metanodotto che collega la Libia all’Europa, perché ritenuto uno dei punti sensibili della Raffineria. Martedì pomeriggio il governatore Rosario Crocetta dovrà illustrare alla commissione Ambiente del Senato le iniziative che aveva intrapreso la regione a seguito dell’accordo sancito con i vertici Eni che prevedeva un investimento di 700 milioni di euro.
Successivamente, anche l’amministratore delegato di Raffineria, Claudio De Scalzi, sarà chiamato a interloquire con la commissione del Senato presieduta da Giuseppe Marinello. Il senatore del partito Nuovo centro destra, intervenuto sabato mattina dall’Aula consiliare del Comune d Gela sulla tematica riguardante il ridimensionamento della Raffineria del colosso energetico Eni, ha criticato l’investimento annunciato l’estate scorsa ritenendolo non attuabile. “Probabilmente i vertici dell’Eni non si aspettavano di ottenere l’autorizzazione Aia anche dopo il riesame – accusa Marinello – L’approvazione del calcolo ponderale delle immissioni in atmosfera da parte del Ministero dell’Ambiente, sentito il parere della commissione composta dagli enti del territorio, ha quasi destabilizzato i loro piani. Dallo scorso anno ho convocato tre volte i vertici Eni e preteso di mettere nero su bianco le loro risposte. Da questi dati che ho consegnato all’amministrazione comunale, bisogna avviare un nuovo ragionamento. Se non si hanno le idee chiare entro il venti luglio, sarà difficile pensare di riavviare l’attività produttiva della Raffineria di Gela”. “Difenderò la Raffineria di Gela e i lavoratori fino alla fine, a costo di apparire come l’ultimo giapponese del secondo conflitto mondiale – aveva detto il governatore Rosario Crocetta – Abbiamo autorizzato all’Eni nuovi pozzi in Sicilia per 2,4 miliardi di euro e loro pensano di raffinare il nostro petrolio alla raffineria di Sannazzaro che accumula perdite annue di 250 milioni di euro. Gela ha una perdita di 150 milioni di euro solo perché continua a essere mantenuta inattiva. Forniremo il nostro petrolio solo alle imprese che intendono investire in Sicilia e creare valore aggiunto”.