Gela. Uno ha scelto di non parlare mentre l’altro si è difeso escludendo qualsiasi responsabilità. Due dei presunti componenti del gruppo che prese di mira, nel dicembre di un anno fa, la tabaccheria Barranco di via Crispi sono stati sentiti davanti ai giudici nel corso di altrettanti interrogatori di garanzia.
Il ventenne Salvatore Cannizzaro, considerato dagli inquirenti protagonista del violento confronto andato in scena con il titolare della rivendita che cercò di bloccarlo all’uscita dell’esercizio commerciale, si è avvalso della facoltà di non rispondere e, quindi, ha fatto scena muta davanti al giudice delle indagini preliminari Paolo Fiore.
Il giovane è assistito dall’avvocato Giovanni Cannizzaro che si prepara già a proporre un’eventuale richiesta di riesame. Il ventenne, infatti, rimane in carcere nella struttura di contrada Balate. Il diciassettenne che sarebbe stato alla guida di uno dei motorini utilizzati per il colpo, rimasto fuori dalla tabaccheria a monitorare la zona, ha respinto le accuse mossegli. Assistito dal suo legale di fiducia, l’avvocato Davide Limoncello, ha voluto precisare che la sera stessa della rapina si trovava in casa insieme alla madre e alla nonna. Ad incastrarlo, stando agli investigatori, sarebbe il casco utilizzato in quei frangenti. Il giovane ha ribattuto, sostenendo di averlo venduto tempo prima rispetto al giorno dell’incursione nella tabaccheria. L’avvocato Limoncello, inoltre, ha messo in dubbio la corrispondenza tra le immagini registrate dalle telecamere di sorveglianza e l’effettiva corporatura del suo assistito.
Il diciassettenne indagato sarebbe più alto rispetto al giovane ripreso dal sistema di videosorveglianza. Per queste ragioni, ne ha chiesto la scarcerazione o, in alternativa, una misura diversa da quella della detenzione. “Dopo aver trascorso molti mesi in comunità per precedenti reati – ha spiegato il ragazzo – ho scelto di non commettere altri errori”. Il giudice delle indagini preliminari del tribunale dei minorenni di Caltanissetta Francesco Pallini valuterà le relazioni degli assistenti sociali incaricati di seguire il minore. Il pubblico ministero Simona Filoni ha controbattuto chiedendo la conferma della custodia cautelare in carcere.