Gela. Avrebbe dovuto dare nuove opportunità al comparto agro-industriale, invece il progetto Biocolor rischia di rimanere nella fase sperimentale. Durato 2 anni ha coinvolto 11 partner e 70 persone (tra operatori e ricercatori), ma nessuno dei titolari delle aziende
coinvolte si dice interessato a investire nel progetto di produzione ed estrazione di coloranti naturali utilizzati in diversi settori economici, tra industria cosmetica, alimentare e farmacologica. “Il progetto nasce dall’idea di collaudare e sperimentare innovazioni da poter innestare nel tessuto rurale-agricolo del territorio – assicura Francesco Liardo, responsabile scientifico – Hanno partecipato aziende agricole, enti di ricerche e di categoria. L’obiettivo è promuovere l’innovazione per rilanciare in maniera competitiva le aziende. Abbiamo realizzato un impianto pilota per il pretrattamento delle biomasse vegetali ed algali e delle frazioni solide ottenibili dai residui del pomodoro. Dalla fase sperimentale dei risultati emergono tre macro aree. Quella relativa alla estrazione dei licopene evidenza valori non competitivi da un punto di vista della redditività”.
Il progetto è stato presentato ieri nella sala convegni dell’Irsap (ex Asi).
“Gli aspetti che riguardano il progetto sono due: produzione di alghe ed estrazione di licopene dal pomodoro – assicura Piero Lo Nigro, agronomo e consigliere comunale – L’analisi ci lascia ben sperare ma necessita ulteriore elementi. La produzione delle alghe potrebbe essere immediata mentre il riciclo degli scarti del pomodoro ha la necessità di essere approfondito”.
L’impianto pilota è stato realizzato presso l’azienda “Gela fruit” di Rocco Cocchiaro il quale precisa “è impensabile utilizzare il pomodoro nella nostra realtà che non prevede alcuno scarto di produzione. Per le alghe bisognerebbe implementare l’impianto pilota con un investimento di 290 mila euro”.