Gela. La preoccupazione c’è. L’omicidio di Francesco Martines, freddato da Angelo Meroni con un colpo di pistola calibro 9 venerdì mattina, ha dei risvolti non ancora chiarissimi. Gli stessi investigatori ammettono che appare strano, quasi sfrontato che uno come Meroni pestasse i piedi alla famiglia Martines, imparentata con gli Alfieri.
Uno sgarro difficile da interpretare, che può dare luogo a diverse chiavi di lettura. Rubare mezzi e materiale nel cantiere della moglie di Francesco Martines può dire diverse cose. Può trattarsi semplicemente di una spregiudicatezza da parte di Angelo Meroni, che in quel modo ha dimostrato di non aver paura di nessuno, ma potrebbe anche significare altro. Ad esempio un possibile ricatto. E’ infatti noto, e lo dicono gli stessi protagonisti delle faide mafiose, che nel periodo di Natale le “famiglie” cercano soldi. Martines era uno che aveva cambiato vita. Aveva la sua impresa con la moglie e da un decennio non faceva più parlare di lui. E’ dunque possibile che per uno come Meroni non facesse differenza il suo passato o le parentele.
Doveva pagare punto e basta. Sono queste ipotesi investigative che i poliziotti non escludono. Cosa sia accaduto nella Fiat Punto in cui sono saliti Angelo Meroni, il figlio di 16 anni Giovanni e Francesco Ferracane, oltre che Martines, lo sanno bene proprio i tre arrestati. Meroni, nel corso del primo interrogatorio, si è limitato a sostenere che Martines gli ha dato uno schiaffo, pretendendo la restituzione della merce rubata. Cosa invece abbia scatenato l’ira dell’assassino, che ha fermato bruscamente l’auto, estraendo la pistola e sparando in faccia a Martines, non è invece chiarissimo.
L’autopsia, che sarà effettuata oggi, potrà solo chiarire come è morto Martines. La polizia ritiene che Meroni abbia le maggiori responsabilità. Il figlio di 16 anni e il venditore ambulante Francesco Ferracane, che erano all’interno dell’auto, sono soltanto dei testimoni del delitto. Il ragazzino avrebbe però contribuito ad abbandonare il cadavere in campagna a Bulala. Sempre oggi si svolgono gli interrogatori dei tre indagati.