Gela. Quattro periti chiamati a stabilire quali sono stati le cause che hanno provocato la morte di Gianfranco Romano, ucciso da un tubo di otto tonnellate all’interno del porto isola. Il Gip Lirio Conti ha fissato per stamattina l’incidente probatorio.
Sono otto tra persone fisiche e giuridiche, indagate per la morte dell’operaio. Si tratta dell’amministratore delegato della Raffineria, Bernardo Casa, la stessa azienda petrolchimica, Rocco Fisci e la Cosmi Sud, Marco Morelli e la Sertec, Nicola Carrera e la P.e.c.
L’operaio è stato travolto da un tubo di metallo del diametro di 120 centimetri, della lunghezza di 24 metri e del peso di circa 8 tonnellate. L’incidente è avvenuto all’interno del cantiere situato presso l’isola 6 della Raffineria, posto in prossimità della radice del pontile del porto isola. Il Gip ha incaricato quattro ingegneri: Giuseppe Morselli, Marco Caterini, Claudio Tandurella e Ruben Giamporcaro. Dovranno accertare quali sono stati i motivi della morte dell’operaio, se siano state prese tutte le precauzioni possibili in termini di sicurezza e se i movimenti e stoccaggio dei tubi sia avvenuto in maniera regolare, individuando anche gli ambiti di competenza di ogni indagato. Il Gip intende in sintesi capire se siano state adottate tutte le misure di sicurezza e le eventuali responsabilità di ogni società, dalla Cosmi Sud alla Sertec, dalla Pec alla Raffineria. Al sopralluogo presso l’isola 6 saranno presenti anche il pool di avvocati delle parti civili, Emanuele Maganuco e Filippo Spina per i genitori e i fratelli della vittima; Salvo Macrì per la vedova, Cataldo e Di Pitrillo per la Raffineria, Antonio Raffo per la Pec.
L’indagine è affidata al sostituto Elisa Calantucci.