Gela. Sottoposto più volte a richieste estorsive aveva scelto di munirsi di un porto d’armi che gli permettesse di possedere una pistola. Di quell’arma, però, si persero le tracce quasi undici anni fa.
Per questa ragione, è finito sotto processo l’imprenditore Carmelo Chetti. I magistrati della procura gli contestavano l’omessa custodia della pistola.
Alla fine, dovrà pagare solo una minima ammenda.
E’ stato il suo legale di difesa, l’avvocato Maurizio Scicolone, a dimostrare in aula che proprio l’imprenditore decise di liberarsi dell’arma per evitare ulteriori tensioni in famiglia, con la moglie fermamente contraria alla presenza in casa della pistola.
“Ricordo bene – ha detto in aula l’ex consorte chiamata a testimoniare – che al culmine dell’ennesima lite, scese in strada e gettò la pistola all’interno di un cassonetto della spazzatura”.
I timori degli investigatori, dopo che dell’arma non si seppe più nulla, riguardavano l’eventuale passaggio, illegale, tra altre mani. Sarebbe stato l’imputato, invece, a disfarsene senza fornire alcun tipo di comunicazione ai funzionari del commissariato di polizia, competenti in materia.