Gela. Sulla vicenda delle presunte forniture di cemento depotenziato che sarebbero state effettuate durante la realizzazione del parcheggio di Caposoprano cala la scure della prescrizione.
Sotto processo, con l’accusa di truffa, c’era l’imprenditore Vincenzo Sanzone, titolare dell’omonimo gruppo edile.
A denunciarlo, il costruttore Gaetano Di Stefano, già gestore della Gsm Contractors che, fino al 2008, si occupò dei lavori di costruzione dell’infrastruttura. Subito dopo, infatti, arrivò la revoca del contratto a seguito di un’informativa antimafia sospetta. Nel corso dell’ultima udienza del processo a carico dello stesso Sanzone, la pubblica accusa ha chiesto la condanna ad un anno di reclusione.
Linea diametralmente opposta quella seguita dall’avvocato difensore Massimiliano Conti. “Sanzone – ha spiegato in aula – si limitava a fornire il cemento quando veniva richiesto dal capocantiere della Gsm. Tutte le prove effettuate sui cubetti hanno avuto esito regolare. La crisi del gruppo Gsm, di certo, non è da imputare a Sanzone ma alla revoca del contratto decisa dall’amministrazione comunale. Di quale truffa parliamo?”.
Sia la Gsm che lo stesso Gaetano Di Stefano si sono costituiti parti civili. Il giudice Domenico Stilo, però, non ha potuto fare altro che dichiarare l’avvenuta prescrizione.