Gela. Decimo giorno di protesta per gli operai della Smim, fermi per contestare i ritardi nel versamento degli stipendi e la paventata mobilità per almeno sessantuno di loro.
Adesso, però, la vertenza si sposta davanti al prefetto di Caltanissetta Carmine Valente.
Già domani, sindacati, vertici aziendali ed esponenti di Confindustria centro-Sicilia si ritroveranno in prefettura allo scopo di avviare un tavolo di confronto. Al momento, però, la distanza fra la proprietà Smim e gli operai appare quasi incolmabile.
“Noi non difendiamo delinquenti – dicono i segretari sindacali dei metalmeccanici – molte accuse mosse dalla proprietà a questi lavoratori dovranno essere provate, altrimenti si tratterebbe soltanto del tentativo di svilire la protesta ed infangarla”.
Nelle ultime ore, infatti, i dirigenti del gruppo hanno accusato gli operai in sciopero di aver minacciato alcuni loro colleghi intenzionati a sospendere l’astensione dal lavoro e gli amministrativi dell’azienda che, invece, avrebbero subito danni alle automobili utilizzate per raggiungere gli uffici.
I segretari Orazio Gauci, Angelo Sardella e Nicola Calabrese, a loro volta, non escludono, qualora le accuse dovessero rivelarsi infondate, l’avvio di un’azione giudiziaria a tutela degli stessi operai.
“Chiunque abbia intenzione d’interrompere la protesta e ritornare in stabilimento – ammettono – deve avere tutto il diritto di farlo. Nessuno degli scioperanti potrà impedire l’eventuale rientro”.
La tensione, davanti al sito Smim di contrada Piana del Signore, è comunque elevata: molti dipendenti temono che l’intenzione dei dirigenti sia quella di disimpegnarsi. Una linea esclusa dal gruppo. Il prefetto Carmine Valente dovrà valutare l’intera questione. “Intanto – concludono i tre segretari sindacali – presenteremo molti accordi disattesi dai responsabili della Smim. Speriamo vivamente che la nostra controparte riesca a presentare le prove di ogni accusa mossa a noi stessi e ai lavoratori che rappresentiamo. Vogliamo che ciò sia chiaro una volta per tutti, non si ripeterà la strategia già adottata qualche anno fa quando un gruppo di operai venne accusato di essere dietro a minacce ed intimidazioni recapitate ai dirigenti. Quell’inchiesta, alla fine, non ha avuto alcun risultato concreto”.