Caso espropri, Agroverde…non pervenuta: “Revochiamo la pubblica utilità!”

 
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Gela. Non c’erano i dirigenti competenti, non c’era il responsabile del procedimento e, soprattutto, non c’era Agroverde. Nonostante tutto, però, non sono mancate le polemiche nel corso della seduta straordinaria

del consiglio comunale, convocata proprio con l’obiettivo di fare il quadro della situazione sull’intero progetto, davanti a decine d’espropriati ancora in attesa.
Il presidente della cooperativa agricola Stefano Italiano e i suo tecnici si sono manifestati soltanto attraverso una nota letta in aula dal presidente del consiglio Giuseppe Fava. In sostanza, la coop prevede l’apertura dei cantieri in un arco temporale oscillante tra sessanta e novanta giorni. Si impegna, dopo aver pagato le indennità d’occupazione dei terreni ai tanti proprietari delle contrade Tenuta Bruca, Sant’Antonio e Cappellania, a versare anche quelle d’esproprio.
Annuncia, inoltre, una rimodulazione del progetto, adesso incentrato sul modello dell’agricoltura intensiva dopo aver perso il treno degli incentivi statali del quarto conto energia per le rinnovabili.
E, allora, apriti cielo!…si è scatenata la furente reazione dei consiglieri presenti in aula. “L’atteggiamento dei responsabili di Agroverde – ha subito reagito il consigliere Rocco Giudice proponente della seduta – è veramente irrispettoso. Vorrei capire dov’è questo contratto concluso con il solito investitore che, non se ne capisce il motivo, continua a rimanere anonimo”.
Dello stesso avviso l’esponente di Scelta Civica Salvatore Gallo. “A questo punto – ha replicato – mi chiedo a quale progetto ci riferiamo. E’ rimasto uguale a quello originario? Intanto, molti lavoratori impegnati per un breve periodo nei cantieri attendono ancora di essere pagati”.
Mentre il presidente Fava metteva in luce come lo stesso Stefano Italiano fosse stato avvertito della seduta solo ventiquattr’ore prima, è proseguita la reazione del civico consesso. I consiglieri Salvatore Cauchi, Maria Pingo e Santo Giocolano hanno posto l’accento sull’offesa subita non solo dal civico consesso ma anche dai cittadini che ancora attendono le indennità previste dalla legge.
Dubbi sono stati espressi anche dal rappresentante di Articolo 4 Terenziano Di Stefano. “L’ente comunale – ha chiesto – ha ancora un interlocutore riguardo al progetto Agroverde? Fino ad un certo periodo, c’è stato l’ex assessore all’urbanistica Giuseppe D’Aleo. Adesso? A chi dobbiamo riferirci? Non si capisce più nulla. A questo punto, metto in dubbio anche la correttezza dell’intero iter procedimentale”.
Decisamente netto è stato il consigliere Udc Guido Siragusa. “Data la situazione – ha precisato – non esistono più i requisiti della pubblica utilità concessa ai manager di Agroverde per giustificare gli espropri. Dov’è il requisito dell’urgenza? Bisogna revocare la dichiarazione di pubblica utilità votata in quest’aula. In questo modo, si sconfiggeranno i tanti masaniello della politica capaci solo d’inutili strumentalizzazioni sul tema”.
Il democratico Giacomo Gulizzi ha chiamato tutti ad un maggior senso di responsabilità. “Davanti a quest’intricata vicenda – ha ammesso – bisogna adottare tutte le misure necessarie. Dobbiamo chiedere un consulto legale ed evitare brutte sorprese. Ricordiamoci che siamo stati noi a votare la pubblica utilità del progetto”.
Il sindaco Angelo Fasulo, alla fine, ha cercato di gettare acqua sul fuoco. “Stiamo attenti – ha replicato – non si possono fare modifiche al progetto originario così come ho sentito durante gli interventi, ne andrebbe dell’intero finanziamento. I manager di Agroverde avevano indicato il termine del 30 giugno per completare l’iter di pagamento. Di certo, non esiste più il quarto conto energia che avrebbe assicurato notevoli vantaggi agli investitori”.
Insomma, il caso Agroverde, almeno per il momento, sembra destinato a rimanere tale: tra investitori segreti, capitali ancora misteriosi, terreni del tutto deturpati e proprietari in attesa di ricevere quanto dovutogli. Fino ad oggi, infatti, solo una minima parte delle indennità d’esproprio è stata pagata.
Il forte dubbio continua a pesare anche sul mediatico avvio dei lavori risalente, con annessa faraonica cerimonia ufficiale, ad un anno fa. C’erano tutte le condizioni per dare il via a cantieri rivelatisi un vero e proprio flop? La risposta negativa sembra la più convincente, in attesa che la maschera del nuovo, presunto, maxi investitore venga sollevata.

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