Gela. Ulteriori chiarimenti per dare una risposta, questa volta definitiva, ai tanti dubbi che ancora costellano l’intera vicenda dei biglietti del circo gratuiti pretesi da presunti funzionari della polizia municipale.
Sembra potersi leggere sotto questa prospettiva la consegna di tutte le foto identificative degli operatori del comando di via Ossidiana agli investigatori che si stanno occupando di fare luce sulla denuncia lanciata dai responsabili del circo Orfei.
Sandra Orfei e Claudio Vassallo, appena partiti dopo circa tre settimane di permanenza in città, avevano segnalato visite anomale di presunti operatori di polizia municipale che avrebbero preteso diversi biglietti d’ingresso gratuiti e posti riservati. Una segnalazione che, però, ha scatenato la risposta del comandante della polizia municipale Giuseppe Montana.
L’alto esponente del corpo ha deciso di presentare una querela proprio nei confronti dei due circensi: ritenendo che le loro dichiarazioni abbiano danneggiato la sua reputazione e, di conseguenza, quella dell’intero comando di via Ossidiana. Una vicenda che, in questo modo, è sbarcata sui tavoli dei magistrati della procura. Un’indagine è stata aperta proprio per analizzare le reciproche accuse.
Negli ultimi giorni, tutte le foto identificative presenti negli archivi degli uffici di via Ossidiana sono state inviate agli investigatori che, così, potrebbero anche sottoporle alla visione dei responsabili del circo Orfei. Una mossa destinata a far emergere l’identità dei presunti funzionari di polizia municipale presentatisi, a detta di Sandra Orfei e Claudio Vassallo, al botteghino del circo per ritirare biglietti d’ingresso omaggio.
Gli stessi circensi, anche durante gli spettacoli andati in scena nel corso delle tre settimane di permanenza in città, hanno duramente attaccato il sistema che sarebbe stato utilizzato ai loro danni dai vigili urbani. Diverse multe, infatti, sono state notificate ai responsabili del circo a causa di una vasta attività di attacchinaggio abusivo che non avrebbe risparmiato nessun’area della città.
Le foto consegnate agli inquirenti sono le stesse che gli agenti di polizia municipale utilizzano sui tesserini di servizio.
Non è da escludere, quindi, che si possa procedere ad un’identificazione volto per volto: con l’obiettivo di dare una risposta alle perplessità fatte emergere dal racconto di Sandra Orfei e Claudio Vassallo.