Gela. Lo si poteva immaginare dopo settimane di polemiche e, quasi sistematicamente, è esploso il caos in consiglio comunale convocato per discutere dell’attuale stato del mega progetto fotovoltaico della cooperativa Agroverde.
“Evidentemente – ha detto quasi in chiusura di seduta il sindaco Angelo Fasulo – chi ha chiesto favori e piaceri agli imprenditori impegnati nei lavori si sta facendo da parte davanti a prospettive future ancora incerte. Perché nessuno dei consiglieri ha protestato quando i cantieri sono stati avviati ben oltre i termini fissati negli accordi contrattuali e negli atti rilasciati dagli uffici regionali?”.
I non troppo velati riferimenti a presunti favori chiesti ai responsabili del progetto hanno fatto scattare la reazione di rabbia del consigliere di Articolo 4 Giuseppe Di Dio, solo pochi minuti prima in forte polemica con il sindaco dopo un intervento incentrato sulle manchevolezze nei controlli da parte dell’amministrazione comunale. “Ma come si permette – ha replicato Di Dio – adesso, il presidente della cooperativa Agroverde Stefano Italiano deve espressamente dire se qualcuno gli ha mai chiesto dei favori. Faccia nomi e cognomi”.
Una conclusione che, in sostanza, ha rispecchiato l’intero andamento della riunione svoltasi alla presenza di decine di proprietari di terreni espropriati per consentire l’avvio dei lavori. “Bisogna capire – ha esordito l’esponente di Articolo 4 Terenziano Di Stefano – a chi attribuire la responsabilità di tutta questa situazione. Sicuramente, ci saranno un nome e un cognome. Com’è stato possibile scegliere una società finanziatrice del calibro di Radiomarelli? Chi ha accertato la stabilità economica di questo gruppo? I titolari della società volevano fare i furbi e ci sono riusciti. Ma è mai possibile che in questa città per un progetto edilizio di minime dimensioni si chiede anche l’impossibile mentre per opere da oltre duecentocinquanta milioni di euro tutto si compie con molta superficialità?”.
Una linea esposta anche dal democratico Giacomo Gulizzi. “Il cantiere Agroverde – ha attaccato – è stato aperto in maniera del tutto illegittima. In base agli originari rapporti contrattuali con la cooperativa, i lavori sarebbero dovuti partire entro il termine di sei mesi dal sì alla dichiarazione di pubblica utilità pronunciato in quest’aula nell’ottobre di tre anni fa e solo in presenza di una polizza fideiussoria. Tutto questo, invece, non si è verificato. La prima pietra è stata apposta solo lo scorso giugno e la fideiussione è diventata efficace a dicembre. Perché è stato possibile tutto questo?”.
Il dito di diversi consiglieri è stato puntato in direzione del presidente della coop Agroverde Stefano Italiano, presente in aula.
“Purtroppo – ha detto il rappresentante del gruppo agricolo – abbiamo dovuto far fronte alle tante inadempienze di Radiomarelli. Adesso, però, c’è una fideiussione da oltre quattro milioni di euro che coprirà i costi degli espropri. Davanti all’inefficienza di Radiomarelli, abbiamo rescisso il contratto e dato mandato ai nostri legali di accertare eventuali responsabilità penali di questi signori che, mi risulta, sono riusciti ad avere pendenze giudiziarie anche su alcuni progetti avviati in Romania. Adesso, abbiamo stipulato un pre-contratto con un nuovo gruppo che intende investire. Fra sessanta giorni speriamo di concludere il contratto definitivo e, nei successivi sessanta, pagare gli espropri e i debiti contratti con la Mondello costruzioni”.
Ma la tensione non si è certo smorzata. “Signor Italiano – ha incalzato il consigliere del Pd Nuccio Cafà – mi spiega come dovrei fare a garantirle la mia fiducia dopo tutto quello che si è verificato? Io ho detto sì alla dichiarazione di pubblica utilità dei terreni perché ritengo che questo sia un importante progetto per la città ma lei come mi ha ringraziato? Aizzando contro l’intero consiglio i proprietari dei terreni che, adesso, chiedono spiegazioni sui ritardi nei pagamenti?”.
I dubbi si sono concentrati sia su un avvio dei lavori che, rispetto all’originario termine del maggio di due anni fa, si è concretizzato nel giugno scorso sia su una fideiussione diventata efficace solo lo scorso dicembre.
“A questo punto – ha aggiunto Gulizzi – ci vuole la messa in mora dell’Agroverde che deve immediatamente adempiere gli impegni. E’ mai possibile che lavori così importanti inizino senza l’osservanza di tutte le condizioni di legge? In caso contrario, potrebbe essere l’ente comunale ad acquistare tutti i terreni”.
Più cauto, invece, si è dimostrato il suo collega di partito Enrico Vella. “Partecipo a questa seduta – ha ammesso – per garantire la mia fiducia non solo al signor Italiano ma, soprattutto, agli oltre cinquecento agricoltori locali che fanno parte della cooperativa Agroverde. Se regna la confusione, è anche demerito di un’amministrazione che ha scelto di trincerarsi e di non condividere decisioni strategiche per le sorti del progetto”. Dai banchi occupati dal capogruppo dell’Udc Guido Siragusa sono stati lanciati altri dubbi. “Mi rivolgo direttamente al signor Italiano – ha esordito – com’è è stato possibile scegliere una società poco sicura dal punto di vista della solidità economica come Radiomarelli? Come mai la Mondello costruzioni è diventata general contractor? Soprattutto, però, volevo capire che fine abbiano fatto società come Terna che, in origine, sembravano più che disposte a tentare la sfida”.
Che la questione Agroverde abbia evidenti radici politiche è stato sottolineato in aula dal consigliere di Scelta Civica Salvatore Gallo, da quello del Megafono Gaetano Trainito, da Giuseppe Collura dell’ex Mpa e da Salvatore Cauchi di Pensiero Libero.
“Esiste una responsabilità politica a trecentosessanta gradi – ha ribadito il democratico Rocco Giudice – il giorno dell’inaugurazione del cantiere c’erano tutti, destra e sinistra. A questo punto, gli errori sono stati commessi a Palermo e, ovviamente, tra le stanze del municipio”.
Nonostante la tensione e prima di congedarsi dal civico consesso, il sindaco Angelo Fasulo ha ribadito la sua posizione. “Rifarei esattamente tutto quello che è già stato fatto – ha concluso – ho sempre avuto come punto di riferimento l’occupazione che questo progetto può garantire e abbiamo agito nella massima trasparenza”.
Alla fine, è passato un documento che, in sostanza, ribadisce il precedente accordo concluso tra i vertici di Agroverde e l’amministrazione comunale. Gli espropri dovranno essere pagati entro i successivi sessanta giorni dalla stipula del contratto tra la coop di Stefano Italiano ed il gruppo aziendale che sarebbe già pronto a prendere il posto, parafrasando il consigliere Terenziano Di Stefano, della “fu Radiomarelli”.