Un’altra morte tra gli ex operai dell’indotto Eni, un sessantunenne stroncato in pochi mesi: l’Ona

 
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Gela. Quasi l’intera vita lavorativa trascorsa in raffineria e, adesso, la morte

che non l’ha risparmiato. Un altro ex operaio dell’indotto Eni è deceduto nelle scorse ore.

Un altro morto tra gli ex operai della fabbrica. Il sessantunenne Rosario Licco è stato colpito da un male che se l’è preso in pochissimi mesi. Quasi un anno fa, era andato in pensione, ma la malattia l’ha stroncato. I funerali si sono svolti nel pomeriggio e a salutarlo, per l’ultima volta, c’erano anche tanti ex colleghi di lavoro. I manifesti funebri affissi anche all’ingresso della fabbrica di contrada Piana del Signore. Il sessantunenne, nel corso dei suoi lunghi anni in raffineria, ha lavorato alle dipendenze di diverse aziende dell’indotto metalmeccanico. Lascia la moglie e i figli.

“Purtroppo, continuiamo a piangere morti – dice Salvatore Granvillano presidente della sezione locale dell’Osservatorio nazionale amianto – tanti operai dell’indotto hanno scoperto di essere affetti da asbestosi, a causa della presenza di amianto in fabbrica. Per tutta risposta, anche il governo centrale ci volta le spalle. Dicono che la vita lavorativa, oramai, si sia allungata e, quindi, bisogna prolungare i tempi necessari per la pensione. In questa città, però, l’aspettativa di vita non è affatto più lunga, anzi per gli operai dell’indotto si è ridotta. Si muore a sessant’anni. Quello degli operai dell’indotto è un lavoro usurante. Forse, qualcuno, prima o poi, riuscirà a capirlo, dato che la politica sembra non interessarsene”.  

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