Gela. “Il sindaco vuol fare il furbo, ma è una parte che non riesce a recitare”.
“Siciliano è un faccendiere?”. Lucio Greco, già leader di Un’Altra Gela ai tempi delle amministrative di due anni fa, lancia accuse molto pesanti al primo cittadino Domenico Messinese e al suo vice Simone Siciliano. Tutto ruota intorno a quanto emerso nella vicenda del Gela Calcio. Il gruppo societario adesso proprietario della società ha sollevato il velo su presunti rapporti, non tropo chiari, tra lo stesso Siciliano e l’azienda campana Tekra che, da anni ormai, gestisce il servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti in città. “L’accusa rivolta dal consigliere comunale Antonio Torrenti a Siciliano non è di quelle che di solito ci si scambia in un acceso dibattito politico – spiega Greco – è invece un’accusa pesante che travalica l’aspetto politico e fa entrare Siciliano in una storia torbida e pericolosa. Il consigliere, in questa storia, non ha usato giri di parole e ha definito il vicesindaco un intermediario. Gli attribuisce la patente di una sorta di faccendiere. Accusa già grave se indirizzata ad un qualunque cittadino, devastante, invece, se rivolta ad un vicesindaco che è anche assessore all’ecologia, in stretto contatto quindi con i vertici della Tekra”. Insomma, Messinese tace e per Greco commette un torto politico, anche nei confronti della città. “Mi aspettavo tuoni e fulmini da Messinese – conclude – perché delle due l’una, o Il consigliere Torrenti ha detto una bugia e quindi l’azione della giunta dovrebbe essere più dura e convincente, oppure ha descritto la verità e in tal caso il sindaco dovrebbe mandare a casa il presunto faccendiere”. I rifiuti tornano prepotentemente alla ribalta e rischiano di sporcare anche le sedie della giunta.