Gela. Due città tifano per lui: Trapani perchè sogna ad occhi aperti la serie B, Gela perchè con i suoi successi porta in alto l’orgoglio di una città ancora ferita per la scomparsa del grande calcio.
Il turno di riposo nel campionato di Prima divisione ha consentito a Roberto Boscaglia, allenatore dei granata primi in classifica, di poter trascorrere qualche giorno in famiglia nella sua città. Ne hanno approfittato un gruppo di tifosi di fede giallorossa (Roberto ha vestito da calciatore la maglia del Terranova) che hanno voluto donargli una targa ricordo.
Nella sartoria di Vincenzo Capici, oramai trasformata in una sorta di galleria fotografica del calcio gelese, Boscaglia, accompagnato dal padre e da Giuseppe Tranchina, ha ricevuto il premio che ha un valore simbolico ed affettivo. «In una annata fantastica ho un solo rammarico – dice subito – quello di non aver potuto disputare il derby contro il mio Gela. È incredibile quello che è successo la scorsa estate. Gela non doveva perdere quel patrimonio».
Sogna Trapani, piange Gela senza calcio professionistico. «Qui c’è un errore di base – ammette – si è convinti che doveva essere la squadra e la società a trascinare la città, ed invece è perfettamente il contrario. Non dovevano lasciare solo Tuccio e il Gela. A Trapani lo sport è stato da traino. La Louis Vuitton Cup ad esempio ha contribuito a migliorare la città, sia dal punto di vista dell’immagine che economico».
«Il nostro successo l’abbiamo già ottenuto – continua – aver riportato tanta gente allo stadio che si diverte è stato fondamentale». Boscaglia è riuscito a creare un gruppo imbattibile con giocatori che lui stesso definisce affamati. Gente come Madonia che sembrava in declino in Eccellenza e protagonista contro Spezia o Siracusa, e poi Castelli, Filippi, Gambino (sovrappreso quando arrivò a Trapani) tanto per citarne alcuni. «Hanno però tantissime motivazioni e questo fa la differenza». «Ci vediamo in serie B», gli gridano i tifosi. Roberto sorride e frena. «Piano, piano…».