Blitz “Agorà”, difensori contestano i collaboratori: “Sono inattendibili”

 
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Gela. Hanno messo in dubbio l’attendibilità delle dichiarazioni rese da diversi collaboratori di giustizia, successivamente confluite negli atti d’indagine alla base dell’operazione antimafia “Agorà”.

Ieri mattina, davanti al gup del tribunale di Caltanissetta Francesco Lauricella, i difensori di alcuni dei presunti esponenti del gruppo legato alla stidda scoperto a conclusione dell’inchiesta hanno reso le proprie conclusioni.
Così, gli avvocati Davide Limoncello, Flavio Sinatra, Salvo Macrì e Angelo Tornabene sono intervenuti nell’interesse dei fratelli Simone e Davide Nicastro, di Giuseppe Romano, Massimiliano Tomaselli e Orazio Curvà.
I presunti affiliati, infatti, hanno chiesto di accedere al rito abbreviato proprio davanti al giudice dell’udienza preliminare. Nel corso dei loro interventi, i legali di difesa, inoltre, hanno posto dubbi sui riscontri ottenuti dagli investigatori attraverso le intercettazioni telefoniche ed ambientali.
Tutti sono accusati di aver fatto parte di un gruppo, presumibilmente capeggiato dal cinquantacinquenne Emanuele Palazzo, legato all’organizzazione della stidda. Durante l’udienza di ieri mattina, inoltre, le conclusioni sono state rimesse anche dai legali che rappresentano le parti civili, comprese l’associazione antiracket “Gaetano Giordano” e alcuni gruppi imprenditoriali che sarebbero finiti nel mirino degli affiliati.
Già domani, altri legali di difesa concluderanno per i rispettivi clienti. Non è da escludere che il giudice Lauricella, il prossimo 3 febbraio, riesca a pronunciarsi sulla sorte degli indagati.

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