Gela. Sono finiti davanti alla corte presieduta dal giudice Paolo Fiore a causa di un’automobile “sospetta” arrivata a Gela direttamente dal Belgio.
Agli imputati Giovanni Gentile e Arcangelo D’Angeli, i magistrati della procura hanno contestato il reato di riciclaggio. Così, sono scattate anche le condanne.
Un anno e dieci mesi di reclusione per Gentile, quattro mesi per D’Angeli. La vettura acquistata dallo stesso D’Angeli attraverso Gentile sarebbe stata rubata proprio in Belgio e, successivamente, finita in un giro internazionale.
“I reati contestati al mio assistito – ha detto l’avvocato Fabio Cipolla – non hanno alcun fondamento. Il signor Gentile non ha mai avuto la volontà di compiere alcun reato”.
Una linea di difesa seguita anche dall’avvocato Nicoletta Cauchi che, invece, ha assistito Arcangelo D’Angeli.
“Si tratta – ha spiegato – di un onesto lavoratore, per anni impegnato all’estero per conto dell’Eni, che si è trovato davanti ad un’occasione ed ha acquistato la vettura versando regolarmente il prezzo richiestogli”.
Il pubblico ministero Serafina Cannatà, invece, ritenendo che entrambi conoscessero l’origine della vettura, ha chiesto condanne ancor più pesanti: tre anni di reclusione per i due imputati. Richiesta accolta solo in parte dalla corte.