Gela. “E questa sarebbe una città come tutte le altre? 300 auto all’anno distrutte dal fuoco e c’è ancora qualcuno, compresi i politici locali, che riesce solo a strumentalizzare. L’atteggiamento di molti amministratori di questa città rischia di farla morire in silenzio”.
L’imprenditore gelese Antonio Giudice non usa mezzi termini davanti al nuovo attentato incendiario messo in atto nei pressi dell’abitazione della sua famiglia in via Stoppani.
Due auto completamente avvolte dalle fiamme e danni sia alla facciata dello stabile che all’ingresso di un’autofficina. Il fuoco ha colpito l’Autobianchi Y10 intestata al pensionato ottantaseienne Nicolò Aliotta e una vettura parcheggiata a poca distanza, posseduta da un militare della marina, il trentaduenne Giosuè Sultano.
Solo lo scorso 6 marzo, la madre dell’imprenditore, la settantasettenne Grazia Iannizzotto, perse la vita dopo essere stata colpita da un infarto.
La donna si sentì male assistendo al tentativo, che sarebbe stato messo in atto da un gruppo di giovani, di appiccare il fuoco all’auto del marito, l’ottantacinquenne Cristoforo Giudice.
La morte provocò la reazione di Antonio Giudice che si fece promotore di un corteo cittadino contro la mafia e la violenza. La manifestazione attraversò le principali vie cittadine, con la partecipazione di associazioni e studenti.
“Hanno voluto colpirmi un’altra volta – spiega Giudice – l’Y10 distrutta dal fuoco doveva essere quella di mio padre che solo per un caso non si trovava davanti alla nostra abitazione. Mia sorella, la sera precedente, ha portato con sé l’automobile. Così, i nostri vicini hanno parcheggiato una vettura praticamente uguale. Gli incendiari, senza riflettere, hanno creato non pochi danni ad altre famiglie. E’ una vergogna”.
L’imprenditore, però, non ci sta. “Dopo il corteo che ho organizzato – ammette – tutti si sono svegliati da uno strano torpore. Adesso, si parla ogni giorno di rimedi contro l’ondata di microcriminalità. Onestamente, non intendo essere ingannato da nessuno. Non si può proseguire su questa strada. Per anni, purtroppo, l’illegalità non ha trovato alcuna opposizione. Spesso, anzi, solo il silenzio compiaciuto di una parte della classe politica locale”.
Per questa ragione, Antonio Giudice non nasconde la volontà di scrivere direttamente alle autorità nazionali e a quelle di governo. Oltre al rogo di via Stoppani: nella stessa notte, altre due auto sono state distrutte dal fuoco.
Le fiamme hanno colpito la Fiat Panda del sessantaquattrenne Orazio Toggi, parcheggiata in viale Cortemaggiore a Macchitella, e la Fiat Punto del sessantasettenne Francesco Tuccio, in sosta tra le palazzine gestite dall’Istituto autonomo case popolari in via Attica. Tutti i roghi, stando alle forze dell’ordine, avrebbero natura dolosa.