Gela. C’erano tanti compagni di squadra, dirigenti che lo hanno apprezzato e stimato, amici d’infanzia, oltre che la moglie e i due figli di 7 e 11 anni. Nella cattedrale di San Giovanni La Punta l’ultimo saluto a Enzo Berti, l’ex capitano del Gela calcio, morto suicida due giorni fa.
All’ultimo saluto non sono mancati anche molti sportivi gelesi, seppur ci sono ancora persone che non sanno ancora della sua scomparsa. Sulla bara le sciarpe dei tifosi del Siracusa, Palazzolo e Atletico Catania. In chiesa anche il presidente Angelo Tuccio, l’allora direttore sportivo Giovanni Zappalà, gli ex compagni di squadra come Simone Tamburro, Giovanni Abate, Sebi Sapienza e altri, come Saro Savasta e l’ex addetto stampa del Gela Flavio Centamore. Tutte persone che avevano conosciuto e ammirato Enzo Berti non solo per le sue prestazioni sul campo, ma anche per il comportamento fuori. Una maledetta malattia depressiva lo ha logorato nell’anima e non è riuscito a superare il tunnel. Venerdì mattina Enzo si era alzato, aveva preso un caffè ed era uscito. Non ha fatto più ritorno. Lo hanno trovato impiccato con una corda in un casolare. Cosa lo abbia spinto a tanto rimarrà un lacerante dolore della moglie e di chi lo conosceva e magari non aveva capito quanto grave fosse il suo male interiore. Ai tifosi gelesi rimarranno i ricordi della sua generosità e quello striscione “cittadino onorario” che campeggiava al Presti l’anno della sfida con il Napoli in C1.