Gela. C’è ancora amianto all’interno della fabbrica Eni di contrada Piana del Signore? Dopo le tre recenti sentenze pronunciate dai giudici civili del tribunale che, a differenza del passato, hanno riconosciuto
l’esposizione alle pericolose fibre di altrettanti operai dell’indotto fino al 2003, gli aderenti alla sezione locale dell’Osservatorio nazionale amianto ritornano a mobilitarsi.
Giovedì pomeriggio, infatti, all’interno della sede Ona di corso Vittorio Emanuele, una riunione convocata dagli operai e dai legali che seguono tutte le loro procedure giudiziarie dovrebbe contribuire alla definizione dei prossimi passi da intraprendere. Tra questi, la ripresa delle visite specialistiche garantite dai sanitari dell’ospedale Vittorio Emanuele, passaggio necessario all’individuazione di possibili patologie da collegare all’esposizione all’amianto.
Gli esponenti locali dell’Ona, comunque, attribuiscono un peso decisivo alle tre ultime pronunce arrivate dalle aule del tribunale. Se, fino a qualche mese fa, l’eventuale esposizione all’amianto in fabbrica era riconosciuta solo ed esclusivamente fino al dicembre del 1992, data dalla quale sarebbero partite bonifiche da sempre contestate, adesso i giudici hanno individuato un diverso limite temporale: quello dell’ottobre 2003. Verdetti che potrebbero contribuire a garantire il riconoscimento dei diritti previdenziali per l’esposizione all’amianto killer da anni richiesto dai fondatori locali dell’Osservatorio, con in testa Salvatore Granvillano e Franco Famà.
L’intero iter processuale continua ad essere seguito da diversi legali. I lavoratori dell’Ona sono rappresentanti dagli avvocati Lucio Greco ed Ezio Bonanni.