Gela. Il fronte amianto in città si apre ad un nuovo capitolo: questa volta, sono soprattutto le donne a risentirne. La denuncia viene lanciata dai vertici dell’Osservatorio nazionale amianto che, in base a recenti studi realizzati da ricercatori statunitensi, puntano il dito sull’aumento delle neoplasie all’apparato riproduttivo femminile.
In sostanza, ad essere sottoposti al rischio generato dalle fibre killer non sarebbero soltanto gli operai della fabbrica Eni ma, addirittura, anche mogli e compagne.
Le ricerche svolte da Ronald Gordon, studioso del dipartimento di patologia della Mont Sinai school di New York, si sono soffermate sul contagio prodotto dai rapporti sessuali. Le fibre d’amianto avrebbero una forte capacità di trasmissione ai partner di chi, quotidianamente, ne è esposto.
Stando alla ricerca condotta, l’aumento di neoplasie all’apparato riproduttivo femminile in città sarebbe superiore alla media: allo stesso modo di altri centri sottoposti al rischio amianto.
“Purtroppo – spiega il segretario generale dell’Ona Michele Rucco – non esistono ancora ricerche così approfondite sul tema. Ma, certamente, a Gela, e in altri centri a rischio, stiamo registrando un’impennata di patologie che colpiscono, sempre più spesso, mogli o compagne di lavoratori della fabbrica Eni”.
Così, l’allarme si estende. In base all’esito delle ricerche, inoltre, è stata notata la capacità delle fibre d’amianto di attraversare la placenta delle donne in gravidanza, con il grave rischio dell’immediata esposizione del nascituro.
Un fenomeno molto complesso, quindi, che è stato valutato non solo utilizzando come punto di riferimento quello locale ma estendendo le analisi ad altre città divenute, con il tempo, importanti poli industriali.
Gli esponenti locali dell’Osservatorio nazionale amianto, con in testa Salvatore Granvillano e Franco Famà, hanno ottenuto la possibilità, per gli operai della fabbrica esposti al rischio amianto, di accedere ad una serie di visite specialistiche gratuite effettuate tra i reparti del Vittorio Emanuele.
Adesso, però, la questione sembra potersi aprire ad altri particolari: compreso l’incubo dei tumori all’apparato genitale delle donne a contatto con le fibre.
“Attraverso i ricercatori da noi contattati – conclude Rucco – continueremo a monitorare l’intera situazione. Siamo molto preoccupati per le gravi conseguenze riportate da tante mogli di lavoratori, fra loro anche quelli impegnati nella fabbrica di contrada Piana del Signore”.