Gela. A quasi tre anni di distanza Filippo Sciascia, 65 anni, condannato a otto anni per tentata estorsione e associazione mafiosa nell’ambito del processo Leonina Societas, va ai domiciliari.
Il tribunale ha infatti concesso gli arresti a casa, accogliendo il ricorso presentato dall’avvocato Flavio Sinatra. Sciascia era accusato dalla procura distrettuale di aver tentato di estorcere denaro all’azienda di famiglia, la Gela Gas. La società era in mano a tre soci, due dei quali non gelesi. Secondo l’accusa avvalendosi di alcuni affiliati a Cosa nostra, l’imputato di sarebbe prestato ad aiutare ad ottenere il pizzo dagli altri due soci. La difesa ha sempre ribattuto che non è ipotizzabile l’ipotesi che Sciascia potesse danneggiare l’azienda intestata tra l’altro prima al suocero, poi alla moglie. Il tribunale lo ha condannato a 6 anni per quell’episodio estorsivo e due anni per l’associazione. Quasi tre gli ha già scontati in carcere.
In attesa del ricorso in appello il tribunale gli ha concesso i domiciliari. Sono liberi gli altri imputati dal giorno della sentenza. Vennero inflitti due anni e dieci mesi per il fratello Emanuele; 70 anni, due anni e mezzo per Gianluca Gammino, collaboratore di giustizia e l’assoluzione per Giuseppe Alabiso, 58 anni. Alcuni di questi reati sono stati prescritti, tant’è che Emanuele Sciascia venne subito liberato (aveva solo l’obbligo di firma). Il reato di tentato omicidio è stato derubricato in lesioni personali, con pena oramai prescritta.