Accusati dell’incendio di un’auto, quattro carabinieri chiedono un risarcimento

 
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Gela. Un video fasullo per incastrare quattro carabinieri già in servizio al nucleo operativo della caserma del reparto territoriale di via Venezia. Lo scorso luglio, il giudice Domenico Stilo condannò a quattro anni di reclusione

ciascuno sia il presunto boss Giuseppe Alferi che Francesco Giovane. Stando all’accusa, sarebbero stati loro a modificare le immagini e a farle recapitare ad alcuni colleghi dei quattro carabinieri.
I due finirono a processo con l’accusa di calunnia. Adesso, proprio i militari al centro dell’intera vicenda, già costituitisi parte civile durante il procedimento penale, hanno scelto di agire in giudizio, sul piano civile, per ottenere il risarcimento riconosciutogli dal giudice Stilo.
Lo faranno, rappresentanti dal loro legale di fiducia, l’avvocato Gaetano Cantaro, che ha già seguito l’intera vicenda penale. Quindi, Vincenzo Giuca, Stefano Di Simone, Giovanni Rizzo e Francesco Mangialardo, proseguono nel loro percorso giudiziario. Lo scorso luglio, proprio il pubblico ministero Elisa Calanducci mise in luce la gravità dell’intera vicenda. I quattro carabinieri sarebbero stati ritratti in un video, successivamente rivelatosi falso, mentre davano alle fiamme una Mercedes classe A in via Po. Nelle indagini, però, finirono cinque colleghi, accusati di essere dietro l’intera vicenda. Per loro, arrivò il proscioglimento in sede di udienza preliminare. Una decisione contestata dal legale di Giuca, Di Simone, Rizzo e Mangialardo. Spetterà al giudice civile stabilire l’eventuale sussistenza del diritto al risarcimento per i quattro carabinieri ingiustamente accusati.

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