Gela. Il saldo continua ad essere decisamente negativo: circa cento aziende sono state costrette alla chiusura dei battenti in pochi mesi. Il fronte dell’agricoltura locale non riesce ad invertire il senso di marcia.
“I calcoli già effettuati – spiega il presidente dell’ordine provinciale degli agronomi Piero Lo Nigro – ci dicono che settanta imprenditori hanno dovuto rinunciare alle loro attività. Ritengo che per fine anno il conto definitivo non sarà inferiore a cento aziende costrette a fermarsi”. L’unica luce lungo la strada sembra rappresentata da un tendenziale aumento dei prezzi di alcuni dei prodotti principali del territorio.
“Produzioni tipiche di quest’area – continua Lo Nigro – hanno registrato un netto aumento sul fronte prezzi. Questo significa che gli operatori del settore se ne stanno avvantaggiando, riducendo le perdite. Da questo punto di vista, sembra che la rotta possa invertirsi”.
La chiusura sempre più frequente di diverse imprese agricole si traduce, peraltro, nella cancellazione di decine di posti di lavoro. Un fenomeno già denunciato dai sindacati del settore, compreso il monito spesso lanciato dal segretario provinciale della Flai Cgil Pino Pardo. I piccoli agricoltori sono quelli che più risentono della crisi e del blocco della distribuzione lungo il territorio.
La Cia di Salvatore D’Arma da tempo ha segnalato il problema. “Aldilà della questione prezzi – aggiunge Piero Lo Nigro – gli imprenditori del settore si trovano davanti ad un altro, e forse più arduo, ostacolo. Le banche hanno decisamente chiuso i canali del credito. I soldi non riescono più a raggiungere gli imprenditori che ne avrebbero bisogno”. Senza erogazioni fornite dagli istituti di credito, gli operatori del settore non riescono più a sostenere i costi legati all’attività: dall’acquisto delle materie prime alla copertura delle spese previdenziali in favore degli operai utilizzati.
Per queste ragioni, prolifera il lavoro nero tra i campi della piana di Gela e tra quelli della zona al confine con la provincia di Ragusa. “Posso solo auspicare – conclude il presidente dell’ordine degli agronomi – che la crisi possa arrestarsi. L’aumento dei prezzi è un primo segnale di ripresa. Ne servono, però, anche altri. L’altro passo importante sarebbe quello del riavvio del sistema del credito da parte degli istituti locali”.