Gela. “Volevano mandare a gambe all’aria le finanze del Comune e, per questa ragione, ho scelto volontariamente di lasciare l’aula consiliare. Sono il presidente del consiglio e non, come mi hanno accusato, un altro assessore della giunta Fasulo.
Il ruolo istituzionale, però, non pregiudica le mie opinioni politiche. Se i consiglieri decidessero di uccidere una persona, dovrei comunque rimanere in aula solo perchè sono il presidente? Alla scorsa tornata elettorale, ho fatto una scelta politica. Sono stato eletto ed ho optato per un sindaco. Qualcuno, invece, all’interno del Partito Democratico si vuole vendicare anche mettendo a rischio l’equilibrio finanziario dell’ente”.
Il presidente del civico consesso Giuseppe Fava risponde, a poche ore di distanza dalla turbolenta seduta di giovedì sera, alle feroci critiche mossegli da buona parte dei consiglieri democratici. Fava, al momento della votazione su un emendamento, presentato dal compagno di partito Giacomo Gulizzi che avrebbe azzerato l’aliquota sull’imposta per i servizi, ha deciso di abbandonare l’aula facendo cadere il numero legale. “In politica – spiega – la maggioranza è tenuta a seguire la linea indicata dall’amministrazione comunale. La proposta sulla Tasi con aliquota all’1 per mille era frutto del lavoro di giunta. In questa città, invece, il Partito Democratico sceglie, senza troppi patemi, d’infischiarsene delle scelte del sindaco”.
Per questa ragione, l’esponente democratico pensa già di chiedere l’intervento degli organi locali del Pd. “Questa situazione – continua – non può proseguire a lungo. Siamo ancora un partito oppure ognuno di noi deve agire come una repubblica indipendente? I problemi li devono risolvere i dirigenti del Pd”. La lontananza tra lo stesso Fava e il gruppo consiliare democratico, allo stato attuale, appare decisamente insanabile.
“Non possono venire in aula – conclude – per vendicarsi sistematicamente contro il sindaco Fasulo mettendo a rischio le casse comunali”.