Gela. Quarto e ultimo appuntamento per la rassegna “I venerdì di cronaca”, promossa dal sito quotidianodigela.it con la collaborazione dell’associazione Triskelion e 4 amici al bar ed il patrocinio dell’assessorato alla Cultura e dell’associazione Antiracket Gaetano Giordano.
Saranno due gli ospiti della serata di venerdì 28 giugno in vico Tilaro: Giovanni Tizian e Laura Galesi. L’esposizione fotografica è affidata ad Agata Lo Monaco, recente vincitrice di premi nazionali.
Giovanni Tizian è un giornalista, scrive per L’Espresso e ha collaborato con La Repubblica. Suo padre, Peppe Tizian, un funzionario di banca che non si è piegato al malaffare mafioso, venne ucciso a colpi di lupara la notte del 23 ottobre 1989 a Locri. Un delitto rimasto impunito su cui Giovanni ha in seguito indagato.
Da allora la famiglia Tizian ha lasciato la Calabria per trasferirsi in Emilia. Laureato in criminologia presso l’Università di Bologna, ha iniziato pubblicando sulla Gazzetta di Modena le sue prime inchieste, con cui nel 2012 ha vinto il Premio per i giornalisti di provincia “Enzo Biagi”. Sempre nel 2012 gli sono state assegnate la menzione speciale al “Premio Biagio Agnes” e la Colomba d’oro per la pace. La Mondadori ha pubblicato quest’anno il suo libro “La nostra guerra non è mai finita. Viaggio nelle viscere della ‘ndrangheta e nella memoria collettiva”. Dal 2011 vive sotto scorta.
Laura Galesi, giornalista di origini niscemesi, e Corrado De Rosa, psichiatra salernitano, presentano invece “Mafia da legare. Pazzi sanguinari, matti per convenienza, finte perizie, vere malattie: come Cosa Nostra usa la follia”. Il libro accoglie e analizza le varie forme di follia, a volte vera, spesso presunta, che hanno colpito Cosa Nostra. Da quella usata per screditare nemici e traditori a quella simulata che salva dalla prigione, fino alla psicopatia reale e feroce dei criminali sanguinari. Corrado De Rosa e Laura Galesi puntano il dito anche sui medici compiacenti a giudici garantisti. Questo libro demolisce l’ultimo mito di Cosa Nostra, il codice d’onore. La prefazione è di Pietro Grasso.