“Sfamiamo anche persone sfuggite alla criminalità”: Una casa aperta ai poveri

 
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Gela. “Da noi arrivano quasi cento persone, il bisogno di sfamarsi e di cercare un aiuto sta diventando sempre più grave da soddisfare. Diamo un pasto caldo a chi non lo ha e lo facciamo esclusivamente con le nostre risorse economiche”. Da quasi un anno, Claudio Iannì insieme ad altri tredici volontari ha aperto le porte della propria abitazione nella zona del quartiere Carrubbazza.

“Che sia chiaro – spiega – non cerchiamo contributi o denaro. Ci chiediamo, invece, come mai gente del tutto ai margini venga lasciata all’abbandono. Collaboriamo con un assistente sociale comunale che ci indica i casi più gravi. Spesso, i fondi a disposizione di questi operatori non riescono a coprire i tanti bisogni”. Iannì e gli altri volontari, da circa tre mesi, hanno fondato l’associazione Angeli della strada che prosegue nel tentativo di rispondere alle richieste provenienti dai tanti ultimi della città.
“Spesso – prosegue il volontario – mi trovo davanti a famiglie che non hanno veramente nulla. Assistiamo un nucleo familiare composto esclusivamente da cittadini dell’est europeo. Hanno lasciato la Calabria dopo un grave fatto di sangue, ricevendo minacce di ogni tipo. Sono passati da Catania e, adesso, si trovano in città senza nulla”.
Allo stato attuale, i volontari distribuiscono pasti e generi di prima necessità avendo come punto di riferimento lo stabile della zona del quartiere Carrubbazza.
“Mi rivolgo agli amministratori locali – ammette Iannì – si devono rafforzare i fondi destinati agli indigenti. A causa della vergogna, molte famiglie preferiscono rimanere nell’ombra e, alla fine, devono scontrarsi con i bisogni più impellenti. Quel poco a nostra disposizione viene destinato a chi lo chiede”.
Il volontario, inoltre, non nasconde la presenza, tra gli assistiti, di un sieropositivo senza alcun sostegno. “Addirittura – spiega – ci occupiamo noi della sua igiene personale. Non riesce ad avere cure mediche perché, semplicemente, non può permettersele. Non riesce ad effettuare neanche semplici movimenti”.
La richiesta aumenta: diverse famiglie, alcune costrette a vivere all’interno di vecchie automobili, continuano a rivolgersi ai volontari dell’associazione Angeli della strada. “Chi può – conclude Iannì – faccia qualcosa per queste persone. Noi riusciamo solo a soddisfare esigenze primarie. In fondo, cucinare un piatto di pasta in più non fa male a nessuno. Politica ed istituzioni locali, comunque, dovrebbero creare dei sistemi di supporto. La dignità umana non può essere macchiata fino al punto da non potersi sfamare”.

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