Gela. L’allarme è partito direttamente dalle stanze ministeriali: una serie di segnalazioni, infatti, sta facendo emergere dubbi sulla natura di alcune imprese agricole impegnate nelle aree rurali della città.
In sostanza, i carabinieri che operano per conto del ministero delle politiche agricole stanno approfondendo l’origine biologica di produzioni locali e non solo.
Il sospetto riguarda proprio le tecniche utilizzate dai proprietari delle aziende finite sotto la lente d’ingrandimento. Non ci sarebbero soltanto imprenditori fedeli alle certificazioni rilasciate dalle autorità di settore ma anche colleghi che, pur essendo autorizzati a commercializzare prodotti biologici, utilizzerebbero sostanze non previste dalla legge.
Sotto il marchio biologico, quindi, si nasconderebbero prodotti realizzati con metodi non ammessi dalla normativa di settore. L’indagine avviata ha dimensioni praticamente regionali e, come spesso capita, al centro dei controlli sono finite la fascia della piana di Gela e quella che costeggia l’area al confine con la provincia di Ragusa.
Non a caso, note informative sono state recapitate direttamente negli uffici di via Butera del servizio igiene pubblica dell’azienda sanitaria provinciale. I responsabili del settore, quindi, potrebbero intervenire per autorizzare ulteriori approfondimenti tra le aziende indicate dagli stessi carabinieri del ministero. Se venissero accertate le difformità, gli imprenditori rischierebbero una denuncia per frode.
I marchi di produzione biologica sono strettamente regolati dalla normativa nazionale. Durante i controlli nei campi, inoltre, dovrebbero essere prelevati campioni di terreno da analizzare. Solo in questo modo, si potrà comprendere se le indicazioni contenute nei registri tenuti dai responsabili delle aziende siano corrispondenti alle sostanze utilizzate per la coltivazione.
Un vasto giro d’affari che ha subito messo in allerta gli operatori del settore. Da tempo, comunque, anche i tecnici locali del servizio igiene pubblica effettuano periodici controlli tra le aziende agricole del territorio nel tentativo di arginare l’eventuale utilizzo di sostanze vietate dalla legge.
Un danno, inevitabilmente, destinato a colpire l’anello più debole di tutta la catena: il consumatore finale convinto di acquistare prodotti biologici. Solo a conclusione degli accertamenti, comunque, sarà possibile tracciare un primo resoconto dopo le segnalazioni e l’avvio della procedura deciso dai vertici ministeriali.