Gela. Non volevano ucciderlo ma solo difendersi dalla sua aggressività. Con queste motivazioni la corte d’Assise di Caltanissetta, presieduta da Antonio Adamo, ha condannato a 5 anni di carcere Gaetano Biundo, 40 anni, e Rosaria Nicosia, anch’essa quarantenne, responsabili di aver provocato la morte di Calogero Lo Coco, originario di Campobello di Licata, il 2 febbraio del 2011.
A conclusione della sua requisitoria l’accusa ha riqualificato il capo di imputazione, trasformandolo da omicidio volontario in eccesso colposo di legittima difesa. La procura di Gela aveva chiesto 4 anni di carcere a testa. La corte d’Assise, dopo oltre cinque ore di camera di consiglio, è andata oltre le richieste del pm Silvia Benetti ma ha confermato la tesi dell’eccesso colposo. Prima che iniziasse la riflessione dei giudici popolari erano stati gli avvocati Maurizio Scicolone e Giuseppe Fiorenza a sollecitare l’assoluzione dei due imputati. Le perizie disposte sia dalla stessa procura che dalla difesa hanno confermato che Calogero Lo Coco morì per soffocamento.
Calogero Lo Coco, che aveva 40 anni, non sarebbe stato quindi strangolato, ma soffocato al culmine di un litigio avvenuto nella casa di villeggiatura della donna, in contrada Manfria. Dal dibattimento è emerso che in effetti i due amanti avrebbero tentato di fermare Lo Coco, entrato come una furia nella villetta, ma non c’era alcuna intenzione di ucciderlo. Le varie perizie hanno confermato che Lo Coco morì per un rigurgito da soffocamento. Il medico legale confermò che quel vomito scaturiva dagli alimenti che la vittima aveva consumato in un locale di Licata, qualche ore prima di fare irruzione all’interno della villetta di Manfria. Dalle perizie è emerso che nello stomaco della vittima c’erano altre sostanze. Lo Coco non accettava la separazione dalla moglie e i due amanti avrebbero avuto paura della sua violenza.