Incidente sul lavoro a Comunelli, morì Cusumano: tre condanne

 
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Gela. Giovanni Cusumano, favarese, morì nell’area della diga Comunelli, mentre effettuava lavori a bordo di un escavatore. Gli interventi erano stati commissionati dalla Regione. Finì schiacciato dal mezzo. Per quei fatti, il giudice Miriam D’Amore ha emesso tre condanne. Un anno e sette mesi per Giovanni Messina, riferimento della società Geoservice che si stava occupando delle attività principali commissionate. Un anno e cinque mesi, invece, per il direttore tecnico, Calogero Palumbo Piccionello, e infine tre mesi a Giuseppe Schembri ma solo per la contestazione legata al 28 luglio 2020, con la riqualificazione. È stato assolto per un altro capo. Nei suoi confronti l’ipotesi era di favoreggiamento. Agli altri due imputati venivano addebitati l’omicidio colposo e diverse contravvenzioni. La pena è sospesa per tutti. Il giudice Miriam D’Amore, nel dispositivo letto a conclusione del dibattimento, ha riconosciuto il diritto al risarcimento dei danni, da definire in sede civile, per i familiari della vittima, che aveva una lunga esperienza nel settore. Agli stessi familiari e ai fratelli spettano provvisionali, indicate dal magistrato. L’escavatore finì in un dirupo, in un punto di notevole pendenza. Il pm Luigi Lo Valvo, nelle sue conclusioni, ha parlato di un mezzo che aveva la consistenza di “una vecchia Fiat 500”, ritenuto non idoneo a quel tipo di attività. Secondo la procura, dopo l’accaduto, ci fu il tentativo di chiedere la firma su un “contratto irregolare” al fratello di Cusumano, per cercare di sanare la posizione della vittima. Il pubblico ministero nella sua requisitoria ha descritto una “cooperazione colposa”, alla base dell’incidente mortale. Per le difese, come sottolineato dai legali Salvatore Pennica e Arnaldo Faro, non ci sarebbe mai stato un vero e proprio rapporto di lavoro tra l’azienda che eseguiva gli interventi e lo stesso Cusumano.

Ci sarebbe stato un contatto tra il direttore tecnico e Schembri, affinché fosse quest’ultimo a eseguire le attività. Non ci fu la sua disponibilità e arrivò la chiamata di Cusumano. Palumbo Piccionello, stando alle contestazioni, non si oppose all’uso di un mezzo inadeguato, nonostante fosse sempre presente nell’area dei lavori. I legali degli imputati hanno insistito per l’assenza di un nesso tra l’accaduto e le posizioni dei tre accusati. I familiari di Cusumano sono costituiti parti civili, con i legali Carla Sgarito e Giacomo Triolo, che hanno insistito per le condanne, ribadendo l’avvenuta conferma delle responsabilità dei coinvolti. Le motivazioni verranno depositate nel termine di novanta giorni.

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